Milano. Riapre la Pinacoteca, quattro secoli di storia in 230 quadri Chiara Gatti la Repubblica, Milano, 19/4/2005
E riemersa dai sotterranei delle Sale Viscontee dov'era stata confinata, in pillole, per due anni. La splendida Pinacoteca del Castello Sforzesco, conclusa la ristrutturazione impiantistica degli ambienti, è tornata nelle sale originarie, ricca di tutti i suoi capolavori più celebri e di qualche novità. Cinque secoli di storia dell'arte milanese e italiana sono riassunti in 230 opere, distribuite su 1.800 metri quadrati di superficie e divise in sette sale con un criterio cronologico. L'idea di Valter Palmieri, il museografo incaricato di mettere mano ai nuovi spazi, è piuttosto semplice: si tratta di una specie di gioco di stanze nelle stanze. Ogni corridoio contiene a sua volta un corridoio su cui si affaccia una sequenza di camere dedicate a nuclei diversi della raccolta. Ampie pareti bianche danno regolarità al percorso, si snodano sotto i soffitti e lasciano intravedere da ogni lato le finestre aperte sul parco. Smantellato così l'allestimento essenziale, tutto vetro e reti metalliche, che Albini siglò nell'80, Palmieri non azzarda soluzioni bizzarre e si allinea al progetto di quinte in cemento che lo studio BBPR escogitò negli anni Cinquanta per la sala della Torre e per il Museo della scultura. Il risultato, che è costato nel complesso 550mila euro, non delude, complice la coerenza di un percorso espositivo pensato da Mauro Natale - storico dell'arte amico di Zeri - che con il direttore dei musei del Castello Ermanno Arslan e la conservatrice Laura Basso ha selezionato, da un fondo di millecinquecento pezzi, oltre duecento capolavori, fra tavole, tele e terrecotte. Opere esposte già nel corso delle sette sistemazioni che hanno riorganizzato la collezione a partire del 1900 - quando fu inaugurata ufficialmente la Pinacoteca d'arte antica - cui si aggiungono altri esemplari approdati nel tempo grazie a un fiume di donazioni da parte di famiglie milanesi e di acquisti voluti dal Comune. Come quello della Madonna con il bambino del Bambaia, lo sculture lombardo ammirato da Vasari, entrato a far parte della raccolta nel 2001. In un itinerario fatto di pezzi celebri, piccole scoperte e nuovi restauri si attraversa una duplice storia del gusto, divisa fra antiche committenze e moderne voghe collezionistiche. Fluttuando fra gli splendori della corte viscontea e di quella sforzesca del Quattrocento si scopre, per esempio, che Francesco Sforza e il figlio Galeazzo Maria adoravano le decorazioni sontuose e i fondi oro; e che i vicini di casa, i Gonzaga e gli Este, facevano a gara per tappezzare ogni castello coi propri ritratti. Le madonne contadine di Foppa (lombarde fino al midollo), le figure discrete di Borgognone e la raffinata indolenza di Bernardino Luini segnano i mutamenti della cultura padana all'alba del Cinquecento, descritti a fondo nella grande sala XXI. Ci sono poi gli approfondimenti delle scuole regionali coeve; da quella veneta di Giovanni Bellini e Lorenzo Veneziano - autore di una Resurrezione scomparsa da Brera alla fine dell'Ottocento e ritrovata ora nei depositi dell'antico Museo Patrio - a quella fiorentina di Filippino Lippi, con la sua superba Madonna Trivulzio. A proposito dei Trivulzio, il percorso contempla naturalmente tutte le opere della raccolta appartenuta alla nobile famiglia che, in vista di una temuta "fuoriuscita" verso Torino, furono acquistate nel '35 con sottoscrizione cittadina. C'erano, fra gli altri, la Madonna in gloria del Mantegna, il Ritratto di Lenzi del Bronzino, il Ritratto di Colleoni del Moroni e un ritratto d'ambasciatore di Tiziano. La nuova Pinacoteca, che apre al pubblico oggi, è stata inaugurata ieri sera dal sindaco Albertini e dall'assessore alla cultura Zecchi. Tra i presenti, i milanisti Costacurta e Kaka accompagnati dal vicepresidente vicario Galliani. Nei discorsi ufficiali è stato dimenticato l'ex assessore Carrubba, promotore dell'operazione. La ristrutturazione complessiva del Castello procederà ora con l'incarico affidato all'architetto Michele De Lucchi. Primo appuntamento, il nuovo Museo della Moda. Circa il futuro della Pinacoteca, sarà De Lucchi a decidere, con la direzione e l'assessorato, se impostare un nuovo allestimento o conservare quello attuale. Se ne riparlerà, comunque, non prima di qualche anno.
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