Costa ci mostri il contratto Enrico Tantucci la Nuova Venezia 16/4/2005
La vicenda Palazzo Grassi resta al calor bianco, anche dopo il formale stop al perfezionamento della vendita della società all'industriale francese Francois Pinault dal Consiglio di amministrazione del Casinò, che pur esprimendo gradimento sulla proposta, ha demandato all'Assemblea dei Soci, e dunque al nuovo sindaco, la decisione finale. Botta e risposta tra Alessio Vianello e Paolo Costa sulla mancanza di trasparenza della trattativa francese e sul rischio che il Casinò — e il nuovo sindaco — restino con il cerino acceso in mano e il possibile esborso di circa 29 milioni di euro. «Sono costretto a deludere Vianello — replica Costa — e coloro che, pur dicendo di aver a cuore Venezia, sembrano augurarsi che l'operazione Palazzo Grassi non vada a buon fine: la trattativa infatti è stata completata e l'accordo sarà formalizzato dal nuovo sindaco, attraverso le delibere dell'assemblea del Casinò che si svolgerà dopo la fine del mio mandato». Vianello — ora consigliere comunale in pectore della Margherita — ricorda che a oggi il Comune, attraverso il Casinò, è impegnato a pagare al gruppo Fiat circa 29 milioni di euro, «ma non si sa se il Comune abbia già in mano un impegno vincolante di riacquisto da parte di questo nuovo acquirente francese». Visti pertanto i «contorni del tutto ignoti ai cittadini veneziani» dell'operazione Palazzo Grassi, il «precedente acquirente "scaricato" Terruzzi» e il rischio teorico che a pagare debba essere la città Vianello si chiede: «E allora delle due l'una: o il sindaco-commissario Costa ha già in mano l'offerta vincolante di acquisto da parte del gruppo francese, ed allora chiedo che se ne renda noto il contenuto alla città, oppure, se non ha in mano tale offerta, dobbiamo concludere che l'interruzione delle trattative rischia di sottrarre, di fatto, ingenti risorse alle casse del Comune di Venezia storicamente destinate al sostegno delle fasce sociali più deboli. Se infatti la trattativa con i francesi dovesse saltare, il nuovo sindaco dovrebbe smantellare da subito l'impianto del welfare sociale, fiore all'occhiello da un decennio della nostra amministrazione. Non ho sentito alzarsi, per rischio di scempio di risorse pubbliche, non dico indignazione ma nemmeno perplessità da parte del polo rossoverde di Bettin, secondo artefice della candidatura di Casson». «L'operazione con cui Comune e Casinò si sono impegnate ad assicurare continuità all'importante attività di Palazzo Grassi — replica Costa — non è affatto segreta e occulta, se non nei limiti di riservatezza che sono propri di ogni operazione finanziaria: le persone e le istituzioni che hanno lavorato in questi mesi hanno perseguito infatti, nei modi e nei tempi, gli obiettivi che gli organi di governo della città hanno vagliato e approvato, ritenendoli fondamentali per Venezia. Per evitare ogni strumentalizzazione, val la pena di ripetere che l'operazione non impegna il bilancio del Comune, che non spende un solo euro, né vede decurtate di un solo euro le entrate provenienti dal Casinò, ed è vantaggiosa anche in termini finanziari per la casa da gioco». «Solo con la formalizzazione, ovviamente, i termini dell'operazione - conclude - saranno resi noti nei dettagli secondo le modalità concordate dalle parti, e non certo secondo quelle che Alessio Vianello vorrebbe imporre oggi, con intenti evidentemente strumentali. Anzi: dopo quella deliberazione mi aspetto anche da lui complimenti e felicitazioni per questo ulteriore eccezionale servizio reso a Venezia dalla mia Giunta e dal Casinò, a dispetto dei corvi maleauguranti che hanno continuato a gracchiare in questi mesi». Non resta che aspettare fine mese per sapere chi ha ragione.
TERRUZZI L'offerta del finanziere Guido Angelo Terruzzi prevedeva l'acquisto del 95 per cento della Palazzo Grassi spa per circa 28 milioni di euro, lasciando il 5 per cento al Casinò. La società sarebbe stata trasformata in una fondazione intitolata a Terruzzi che avrebbe legato perennemente al Palazzo anche la sua collezione d'arte, esposta in permanenza al piano nobile e all'ultimo piano dell'edificio di San Samuele. Terruzzi si impegnava anche a restaurare a sue spese e a trasformare in un moderno spazio espositivo (affidato a un grande architetto) il Teatrino di Palazzo Grassi. Disponibilità del finanziere anche a integrare annualmente la collezione esposta con nuovi acquisti. Nel Consiglio di amministrazione della Fondazione, cinque membri scelti da Terruzzi e uno dal Casinò, con presidente scelto di comune accordo. Creata una nuova società a cui affidare il settore mostre di Palazzo Grassi, interamente gestita da Comune e Casinò, senza nessuna ingerenza da parte di Terruzzi. Il collezionista non era disponibile a coprire le spese di gestione del Palazzo e chiedeva che dopo 30 anni quelle di manutenzione della collezione passassero alla parte pubblica.
PINAULT L'offerta dell'industriale Francois Pinault prevede l'acquisto del 100 per cento deEa Palazzo Grassi spa per circa 30 milioni di euro, cedendo poi il 20 per cento al Casinò. La società non sarebbe stata trasformata in una fondazione — vincolandosi dunque a Venezia, ma sarebbe rimasta tale, occupandosi anche delle attività espositive sotto la direzione artistica di Jean-Jacques Aillagon — consulente di Pinault ma definendo la programmazione con Comune e Casinò. Palazzo Grassi sarebbe interamente a disposizione per le mostre e per altre eventuali attività culturali. Pinault si impegnerebbe a restaurare a sue spese anche il Teatrino di Palazzo Grassi, che poi gestirebbe, però, in piena autonomia. Disponibilità dell'industriale anche a coprire le spese di gestione di Palazzo Grassi e a pareggiare gli eventuali deficit provenienti dall'attività espositiva (95 per cento a carico suo, 5 per cento a carico del Casinò. Dopo un periodo di 99 anni, la proprietà di Palazzo Grassi tornerebbe da Pinault alla città. Non è chiaro se — come nel caso di Terruzzi — anche la collezione d'arte contemporanea di Pinault è parte dell'accordo e del nuovo Palazzo Grassi.
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