Noto, gioielli barocchi a rischio si scaverà per cercare il petrolio ENRICO BELLAVIA la Repubblica 15-APR-2005
PALERMO — Cercheranno il petrolio in mezzo alle rovine ellenistiche. Lo cercheranno tra le chiese e i palazzi: i gioielli del barocco offuscati dai fumi dei pozzi texani, il Val di Noto, dichiarato patrimonio dell'umanità, sfregiato dalle trivelle. Quindici comuni a cavallo delle province di Siracusa, Ragusa e Catania vivono in un incubo che per molti è possibile. Affollato di pionieri che ritagliano sulle carte dei siti archeologici e delle oasi naturali un nuovo eldorado. I primi fantasmi hanno le sembianze di una concessione, rilasciata «a norma di legge» nel marzo del 2004 a una società capace di spremere gas e petrolio lì dove altri hanno già tirato via l'impossibile. Per sei anni, a partire da giugno, gli americani della Panther potranno provare a vedere se c'è ancora qualche giacimento inesplorato nelle macroaree già battute. A Regione e Comuni toccherà, al più, un sette per cento degli introiti derivanti dagli idrocarburi estratti. I tecnici Usa potranno così esplorare palmo a palmo un'area di 746 chilometri quadrati che ricalca il corso del Tellaro, il fiume che taglia i centri pronti a scommettere il loro futuro sui beni culturali e ambientali e su produzioni di qualità come il Nero d'Avola o il pomodorino di Pachino. Abbastanza per dividere le comunità in modernisti e atterriti. Abbastanza per costituire un cartello di associazioni che chiede a gran voce il ritiro delle concessioni. La Panther giura di volere portare via dal sottosuolo solo gas, vanta credenziali di rispetto e carte a posto: «Con i vincoli e le autorizzazioni —assicurano dalla società— nessuna opera potrà mai danneggiare l'ambiente». Il governo regionale prova a mettere una pezza. Mentre a livello nazionale si grida già allo scandalo. «È una scelta irresponsabile — tuona il presidente nazionale di Legambiente, Roberto Della Seta — E una prospettiva miope e perdente». «Uno scempio inaccettabile», gli fa eco Fulco Pratesi, presidente nazionale del Wwf: «Bisogna tornare indietro o i guasti saranno irreparabili». E Giulia Mozzoni Crespi, presidente del Fai, aggiunge: «Non posso credere che in un'isola dedita al turismo si possa rischiare di compromettere uno dei paesaggi più incantevoli per ricerche petrolifere. Nella vita bisogna saper scegliere: ricordo come è stata distrutta la meravigliosa piana di Gioia Tauro dove sembrava dovesse sorgere un complesso industriale vitale per il Sud. Sappiamo come è finita. Non vorrei che accadesse lo stesso per il Val di Noto». Dentro e fuori il Parlamento regionale il no alle concessioni è un fronte fTasversale. Tra i primi a insorgerei insieme con il consigliere provinciale ds di Siracusa Giuseppina Ignaccolo, è stato il sindaco di Modica, Piero Torchi esponente dell'Udc. Stesso partito dell'ex assessore regionale all'industria Marina Noè che aveva dato il via libera alla Panther. Insorge anche l'assessore regionale al Turismo Fabio Granata, di An, già ai Beni culturali che ha depositato in giunta un atto formale di revoca. Si oppongono il presidente ds della Provincia di Siracusa e il responsabile dei Verdi Paolo Pantano. Antonio D'Aquino, neo assessore all'industria, prende tempo: «Formalmente è tutto a posto, ora dovremo studiare come uscirne».
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