Anche l'arte ha un prezzo Xavier Greffe LA STAMPA 15-APR-2005
GLI osservatori del mercato dell'arte giudicano spesso aberranti le oscillazioni di prezzo a cui vanno soggette certe opere. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale non c'è record che abbia resistito a lungo, come se il mercato dell'arte non potesse che funzionare sempre al rialzo. Nel 1984 il record apparteneva a un paesaggio di Turner, Folkstone, con 9,4 milioni di dollari. L'anno dopo al Paysage au soleil levant di Van Gogh già sfiora i 10 milioni (9,6), superati (10,4) dall'Adorazione dei Magi del Mantegna. Nel 1987 i Girasoli di Van Gogh vengono acquistati dalla compagnia d'assicurazioni giapponese Yasuda a un prezzo che fissa un nuovo limite: 39,9 milioni di dollari. Ma già nello stesso anno quel limite viene sorpassato dagli Iris, sempre di Van Gogh, che raggiunge 53,9 milioni: la madre del venditore aveva acquistato la tela trent'anni prima a un prezzo attualizzato di mezzo milione di dollari, ciò che equivale a un tasso di rendimento reale del 12% annuo. Si può anche notare che alcune opere di Willem De Kooning hanno raggiunto i 20 milioni di dollari, mentre altre più recenti dello stesso artista non hanno superato gli 800.000 dollari. E che dire della vendita di una riproduzione, tirata in venticinque esemplari, della Monna Lisa di Duchamp, nel 1989? Vale dunque la pena chiedersi come funzioni il mercato dell'arte e, in questa particolare circostanza, il mercato dell'arte contemporanea. Un aspetto peculiare di questo mercato balza subito agli occhi e riguarda la presenza di andamenti di prezzo erratici e talvolta perfino anti-ciclici. Un secondo dato evidente è che in realtà di mercati ne esistono due: il mercato primario, dove le opere d'arte fanno la loro comparsa e per la prima volta si vedono attribuire un valore economico, e il mercato secondario, dove l'opera viene rimessa in circolazione dopo essere stata venduta la prima volta. Se il funzionamento del mercato primario è caratterizzato da oscillazioni di prezzo di difficile spiegazione, quello del mercato secondario a prima vista appare vicino a modalità più prevedibili e conferma il ruolo di fattori economici più tradizionali, come variazioni nel numero degli attori, effetti di reddito, variazioni del contesto macroeconomico.(...) Per quanto significativi siano questi fattori, hanno un impatto più di breve-medio che di lungo periodo e non ci impediscono perciò di rintracciare un parallelismo di lungo periodo tra l'evoluzione del prezzo della pittura contemporanea e la congiuntura macro economica durante tutto il XX secolo. - Durante la crisi del 1930, si passa da una media mensile di 130 vendite nel 1929, a 73 nel 1930, a 13 nel 1931, per arrivare a 8 nel 1932. La flessione delle vendite si accompagna a una sensibile flessione dei prezzi. La Peigneuse di Degas passa in quel periodo da 21.000 sterline a 4.000 sterline. - Con gli anni cinquanta, si assiste a un risanamento, in particolare in occasione della vendita all'asta a Parigi di intere collezioni, come la collezione Co-gnacq alla Galerie Charpentier a Parigi nel 1952. Ma il rallentamento congiunturale dell'inizio degli anni sessanta si traduce in effetti nell'innalzamento dei prezzi. - Nel 1966, la ripresa dell'economia è effettiva e favorisce la moda dei surrealisti, come dimostrano il successo di Dali o di Max Ernst le cui opere sono quelle che si rivalutano di più. - Nel 1973-4 la crisi del petrolio fa sentire i suoi effetti, in particolare in termini di prezzo. Nel 1976 le opere di Kandinsky sono ritirate da un'asta a Londra, per essere rimaste al di sotto del prezzo di riserva. Improvvisamente chiudono anche diverse gallerie. - Nel 1980 si assiste a una nuova ripresa del mercato in Giappone, Stati Uniti e Germania. Durante questo periodo le quotazioni delle opere d'arte si sottraggono in gran parte alle fluttuazioni borsistiche come quelle di Wall Street. Per contro, dopo la prima guerra in Iraq, si assiste a una frenata dei prezzi, che riprenderanno alla fine degli anni novanta. Ciò dimostra che l'opera d'arte non è un valore rifugio e che la determinazione del suo prezzo resta legata alla sua struttura specifica.
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