Più attenzioni per Ortigia g.v. Gazzetta del Sud – Siracusa, 14/04/2005
Ortigia, l'isola candidata ad essere dichiarata patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, non scoppia per niente di salute. Ad aggravare la situazione hanno contribuito non solo il clamore attorno alla questione irrisolta della Ztl, ma anche il problema relativo alle condizioni in cui versa Ortigia. È cruda ed impietosa l'analisi dello statio di salute del centro storico fatta dal Comitato "Pro Ortigia" che ha lanciato un appello affinché lo splendido centro storico di Siracusa possa "risorgere" e finalmente ambire a divenire patrimonio dell'umanità. «Qui si rischia di sprofondare nell'estremo sud del mondo», dichiarano Enrico Tamburella, Giovanni Trigilio e Maurilio Aliffi del comitato. « La pedonalizzazione dell'isola di Ortigia è a rischio. Gli interessi di quei pochi che non vogliono vietare l'accesso delle automobili al centro prevalgono rispetto al diritto alla salute dei cittadini». Perché diritto alla salute? «Ortigia sarà, come sempre, invasa dagli automobilisti, dagli scarichi inquinanti, dalle interminabili file di macchine con buona pace di tutti i residenti e dei turisti». La confusione sistematica di automobili e il conseguente inquinamento dell'aria, non sono le sole problematiche che attanagliano il centro storico. A contribuire a quello che viene bollato come lo sfacelo di un tesoro inestimabile, «sono anche le condizioni delle strade. Il manto stradale è martoriato da numerose buche che ricordano le piste di enduro piuttosto che le passeggiate di un tempo. Per non parlare di quando piove. Da trazzere diventano fiumi pieni di fango». Il comitato denuncia anche le condizioni igieniche dei vicoli e delle strade principali: «La pulizia continua a essere un non dovere bensì una facoltà. I cassonetti e i sacchetti di spazzatura, lasciati nelle viuzze, continuano a rendere fetidi e maleodoranti i luoghi storici ortigiani. A tal punto che, le guide turistiche sono costrette a cambiare percorsi». «Altro che patrimonio dell'UNESCO, afferma il comitato. Eppure pensavamo che la candidatura, avrebbe cambiato un po’ la cultura dell'accoglienza. Niente di tutto questo. Se vogliamo essere tutelati, abbiamo il dovere di cambiare radicalmente il nostro modo di usare Ortigia e tutti i beni che i nostri antenati ci hanno tramandato. Facciamo sentire la nostra dura e pesante protesta attraverso sit-in e manifestazioni».
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