RIAPERTURA Nuova«lettura» per i capolavori della Pinacoteca 13 APR 2005 il Giornale cronaca Milano
Riapre dopo 4 anni la civica raccolta d'arte del Castello Sforzesco: con opere selezionate e un percorso espositivo che integrai diversi linguaggi dell'arte
Dopo poco più di quattro anni torna nei suoi spazi la Pinacoteca dei milanesi, quella del Castello, dal 2000 visitabile solo in parte per lavori di restauro e di adeguamento tecnologico. Il nuovo allestimento studiato da Valter Palmieri e curato da Mauro Natale, amico e allievo di Federico Zeri, si inaugura (a inviti) lunedì alle 18.30. È un percorso espositivo che ripercorre, attraverso 230 opere selezionate - tra cui capolavori di Antonello da Messina, Mantegna, Foppa, Cesare da Sesto, Procaccini, Cerano, Bellotto e Canaletto - le tappe principali della pittura lombarda. Ma l'itinerario cronologico che dalla meta del XV secolo giunge alle soglie del Neoclassicismo si snoda ora su un nuovo percorso. Fatto di sequenze, di accostamenti, di confronti che esaltano i capolavori, le scuole, gli autori e lo spirito dell'intera collezione. Una delle più innovative connotazioni di questa nuova disposizione espositiva è la presenza di opere scolpite: medaglie, bassorilievi lignei, sculture in terracotta e marmo accostati e confrontati ai dipinti coevi. In questo modo, le tele, le tavole, i quadri da stanza, le grandi pale d'altare, gli affreschi e , le miniature, testimoniano i passaggi salienti della storia dell'arte in Lombardia. Superando l'aspetto canonico della pittura, ai dipinti è accostata una rassegna di manufatti, scolpiti o intagliati, proposti con l'intento di far apprezzare l'unitarietà del linguaggio dell'arte e l'articolazione delle sue espressioni. Sono così restituiti al .pubblico, in una loro «lettura» ottimale, capolavori quali il «San Benedetto» di Antonello da Messina o la «Madonna col Bambino» del Foppa. Quella che è ospitata al Castello davvero può essere definita la Pinacoteca dei milanesi. Non solo perché è costituita in buona parte da opere prodotte in ambito meneghino e lombardo, ma soprattutto perché la sua stessa origine è legata alla generosità -tutta ambrosiana - di alcuni collezionisti milanesi. Furono loro che, a partire dall'Unità d'Italia, donarono alla città le loro raccolte. Decisivo, «fondativo», fu in questo senso il lascito di Antonio Guasconi, che nel 1864 donò alla città una cinquantina di dipinti di grande qualità. Si era costituito il primo fondo della Pinacoteca. Incrementato un paio d'anni dopo da altre donazioni, come le circa duecento opere lasciate dal conte Bolognini. Il restauro del Castello ad opera di Luca Beltrami fu l'occasione per risolvere, e in modo prestigioso, il problema di una sede (ai giardini di Porta Venezia) diventata insufficiente. E nel 1897 le «Civiche raccolte d'arte» trovarono adeguata sistemazione nella corte ducale. Dalla sua origine ad oggi sono stati 93 i benefattori della Pinacoteca, che oggi possiede 1508 dipinti. Accanto al continuo flusso delle donazioni ci sono .stati anche gli acquisti straordinari del Comune, come i Canaletto e il Bellotto negli anni 1995 e 1998. Grazie a queste iniziative, essa può esporre oggi opere dei due massimi capiscuola veneti della veduta. Di Antonio Canai, detto Canaletto, sono il «Molo verso la Riva degli Schiavoni» e il «Molo verso la Zecca»; senz'altro milanese, e di cultura preilluminista, è il committente del «Palazzo dei Giureconsulti e il Broletto» di Bemardo Bellotto, una veduta databile 1744 che tramanda in forma originale uno dei luoghi simbolo della città.
Da martedì, in occasione della riapertura - ricordiamo che sarà a pagamento: 3 euro
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