Silenzio-assenso e Beni culturali - Scontro sull'estensione della legge Sergio Rizzo 13-apr-2005 CORRIERE DELLA SERA
Per il ministero è «un equivoco». I Verdi: no, un imbroglio
ROMA—Per il ministero dei Beni culturali è soltanto «un colossale equivoco». Il senatore Sauro Turroni sostiene invece che si tratta di «un imbroglio in piena regola» che avrebbe come conseguenza un assalto al patrimonio culturale e ambientale. Ruota intorno a questa diversa interpretazione dei fatti la nuova polemica scoppiata fta la maggioranza e il governo, da una parte, e i Verdi, dall'altra.
Oggetto dello scontro è un complicatissimo emendamento al provvedimento sulla competitività attualmente all'esame del Senato.
La norma, predisposta dal governo ma presentata dal relatore Cosimo Izzo, di Forza Italia, estende il silenzio assenso, già previsto per la cosiddetta dichiarazione di inizio attività, a tutte le istanze presentate dai cittadini «per il rilascio di provvedimenti amministrativi». Fissandolo nel termine di 90 giorni.
«ATTI FINALIZZATI» L'emendamento stabilisce però che il meccanismo non si applica «agli atti e ai procedimenti finalizzati alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e dell'ambiente». Tanto è bastato per scatenare le ire di Turroni, secondo il quale con questa formulazione verrebbe riportato in vita «un condono mascherato». La sua spiegazione: «L'emendamento dice che il silenzio assenso non si applicherà nel caso di un atto finalizzato alla tutela, ciò significa che il principio resterà validissimo se l'intervento è finalizzato alla distruzione o al cemento». La prova di un presunto dolo starebbe nel fatto che un emendamento identico è stato presentato contemporaneamente anche nel disegno di legge sulla semplificazione, sempre all'esame del Senato, da parte di un altro esponente di Forza Italia: Andrea Pastore, presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. n ministero dei Beni culturali smentisce nel modo più categorico questa interpretazione, sostenendo che si tratta di affermazioni «totalmente false». Gli uomini di Giuliano Urbani affermano che l'emendamento è invece finalizzato alla assoluta tutela dei beni vincolati e dell'ambiente, e invitano Turroni a «fare un solo esempio».
TAGLIO DEL BOSCO — Il senatore dei Verdi non si tira indietro. «Sarà possibile utilizzare il silenzio assenso per il taglio di un bosco», argomenta. E aggiunge: «Se avessero, come dicono, le migliori intenzioni di questo mondo, allora imparino a scrivere le leggi». Precisando, per esempio «che sono esclusi dal silenzio assenso gli "interventi sul patrimonio culturale e ambientale", e non "gli atti e i procedimenti" finalizzati» alla loro tutela. Per il semplice fatto, prosegue Turroni, «che "atti e procedimenti" sono iniziative del legislatore, e non istanze di parte dei cittadini. La richiesta del taglio di un bosco non è un procedimento ma una istanza di parte: in base a co-m'è scritto il testo, se non ci fosse una risposta negativa da parte della pubblica amministrazione, il taglio del bosco potrebbe essere effettuato». Anche questa versione viene smentita dal ministero dei Beni culturali, dove si fa presente che «il patrimonio boschivo è tutelato da apposite leggi che renderebbero impossibile una cosa del genere».
«SPIRITO DIVERSO» — E pure Izzo, che ha presentato l'emendamento ispirato proprio dai Beni culturali, sì dice sicuro che la norma sia «a tutela del patrimonio culturale e paesaggistico». Non il contrario. «Quello è stato lo spirito», afferma. Ma precisa: «Se poi ci dovessero convincere che la formulazione è sbagliata o si possa prestare a qualche equivoco, allora potremmo modificarla. Turroni presenti un subemendamento e noi saremmo anche pronti a prenderlo in esame». Non ha invece dubbi sulla correttezza del testo il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini, che era stato oggetto degli strali dei Verdi in quanto autore della prima norma sul silenzio assenso per la dichiarazione di inizio attività. «A Turroni consiglio di rileggere gli emendamenti nei quali viene ribadito, ancora una volta, che i procedimenti finalizzati alla tutela dei Beni culturali e paesaggistici sono esclusi dai casi di silenzio assenso. Evidentemente alle prese con un cieco furore il senatore ha avuto problemi di vista», commenta il suo portavoce.
• LA REGOLA II codice stabilisce che i Beni culturali appartenenti al demanio dello Stato non possano essere alienati se non dopo aver sollecitato il parere vincolante della Sovrintendenza. Dopo quattro mesi scatta il «silenzio assenso».
•EMENDAMENTO E' in discussione al Senato un emendamento. La norma esclude dal meccanismo del silenzio-assenso «atti e procedimenti finalizzati alla tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e dell'ambiente. I Verdi accusano che il patrimonio pubblico sottoposto a tutela «è una parte limita tissima. A Venezia solo il 10%»
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