Aiuto, sta cambiando la lettura Fiorella Iannucci Il Messaggero, 12/4/2005
Amano la pagina scritta e ben illustrata. Adorano farsi raccontare storie. E continuano a stracciare i poveri "record" di mamma e papà. Nel 2004, il 64% dei bambini tra i 5 e i 13 anni, ha letto almeno un libro (non scolastico), contro il 41.4% degli adulti. Lo afferma la ricerca che l'Aie, l'associazione degli editori, pubblica in occasione della Fiera di Bologna, il più importante appuntamento internazionale dell'editoria per ragazzi. I dati, freschissimi, rilevano, ancora per lo scorso anno, comportamenti consolidati: leggono più le bambine dei maschietti (rispettivamente il 47% contro il 44% tra i 6-10 anni e il 65% contro il 56% tra gli 11 ei 13); i ragazzini del Nord (61% nel Nord ovest, 64% nel Nord est) rispetto a quelli del centro (50%). del Sud (30%) e delle Isole (33%). E' leggermente aumentato il numero dei libri acquistati (da 1,7 del 2001 al 2,1 del 2003, mentre la "quantità" di quelli pubblicati è rimasta, negli ultimi anni, praticamente invariata (2089 titoli nel 2000 contro i 2060 del 2003). Tutto oro quello che luccica? Niente affatto. Perché, sotto le rigide maglie di statistiche e percentuali, qualcosa si va lentamente assottigliando: la lettura. Meglio, la "qualità" della lettura. Per dirla con Giovanni Peresson. sensibilissimo osservatore di scenari e trend, esiste «un preoccupante rallentamento in termini di crescita del mercato, accompagnato da un allontanamento precoce dal libro». Spiega il responsabile dell'Ufficio studi dell'Aie: «Un dato appare chiaro: le aziende che operano all'interno di questo importante segmento non possono più contare su una domanda progressivamente crescente». Esattamente come accade nel mercato dei libri per adulti, al quale quello riservato ai più piccoli, per molti versi, va allineandosi. E non solo per l'andamento discontinuo (solo nel 1997 i bambini-lettori erano il 71%; scesi al 60% nel 2001). Ma per tipo di comportamento: non ultima la ricerca spasmodica del best-seller alla Harry Potter (L'ordine della fenice, di Jeanne K. Rowling è stato il libro in assoluto più venduto nelle librerie italiane nel 2003, seguito da Il giro di boa di Andrea Camilleri). capace di aggiustare conti e far risalire bilanci, spesso a scapito della ricchezza del catalogo. «Se analizziamo cosa è successo in un arco relativamente ristretto di anni, dal 1997 ad oggi, ci accorgiamo che il mercato potenziale della lettura infantile ha perso oltre 500 mila bambini. E il calo della natalità non è sufficiente a spiegare una tale contrazione», insiste Peresson. Piuttosto, è iniziata la lenta emorragia di lettori "forti" anche tra gli under 14. Spiega l'analista dell'Aie: «Nel 1997, il 26,5% dichiarava di leggere almeno un libro, un altro 18,9% due e il 50,8% oltre tre. Vi era poi un 3,8% di 5-13enni che era sicuro di aver letto dei libri, ma non ricordava quanti. Nel 2004 la situazione è radicalmente cambiata. I lettori di un solo libro restano il 25%; quelli di due il 20,3%. Ma coloro che ne leggono più di tre sono scesi al 42,2%. Quanto agli "smemorati", sono triplicati: è il 12,5% del campione». Dunque, sta cambiando il modo di leggere. «Come se la lettura "scivolasse via", tra le tante attività in cui il teenager si trova impegnato», nota Peresson. Perché è proprio tra la fascia dei pre-adolescenti e dei giovani adulti che la "disattenzione" al libro è più forte. Ed è inutile prendersela con l'invadenza delle tecnologie (il 29% dei ragazzini ha un suo telefonino personale: il 63% ha in casa un computer), con gli innumerevoli impegni extrascolastici (dall'attività sportiva allo studio della seconda lingua) o con la tv (a cui i più piccoli dedicano 80 minuti al giorno, contro i 5-6 minuti che riservano alla lettura). In realtà, e nonostante le apparenze, qualcosa sta cambiando, e in peggio, nel mondo del libro per ragazzi. Le biblioteche specializzate sono di più, certo, ma hanno meno risorse rispetto agli anni 90. La scuola non sempre è buona maestra in fatto di promozione della lettura (come spiegare altrimenti l'esclusione della letteratura per l'infanzia dai programmi delle elementari?). E le scelte editoriali, sempre più "massificate", non promettono nulla di buono. Semmai, c'è un nuovo trend da registrare. Riguarda i libri per piccolissimi, i bambini da O a 5 anni che, ovviamente, non sanno ancora leggere. Ebbene, sono proprio loro a incrementare le vendite del mercato, con una crescita in valore, tra il 2000 e il 2003, del 20 per cento. Di più: per la prima volta, nel 2003. il numero dei libri rivolti ai più piccoli (0-7 anni) ha superato quelli dei più grandi (8-14 anni): 1.115 contro 945. E' quanto è emerso nel recente convengo "Cominciare da piccoli", organizzato dall'associazione Nautilus per la prima edizione del festival milanese "Quantestorie". L'epifania delle proposte editoriali, sempre più originali e seducenti, e progetti di promozione della lettura come "Nati per leggere", si sono dimostrati vincenti. «Un'indagine nazionale dei pediatri su 6 mila famiglie, negli anni 2001-2004, rivela che il 19% dei genitori legge una fiaba o sfoglia un libro di figure con i propri figli, anche solo per pochi minuti, almeno cinque giorni alla settimana», dice Gian-carlo Biasini, pediatra, tra i fondatori dell'associazione "Nati per leggere". «Si comincia a pensare tra parole e figure. Inoltre, attraverso un libro, si costruiscono relazioni significative tra adulto e bambino», dice Roberta Cardarello, docente di Didattica generale all'Università di Modena e Reggio Emilia. E la promozione del libro non può non partire proprio dalla culla. «Il rischio è che gli editori si scavino una nicchia "protetta", abbandonando i progetti per quei giovani adulti sempre più recalcitranti di fronte alla lettura», osserva Peresson. Staremo a vedere.
|