Ritorna in Etiopia l'obelisco di Axum Cinzia Dal Maso 10-APR-2005 la Repubblica
In settimana il trasporto in aereo del primo blocco della stele
ROMA — II governatore della regione etiopica del Tigri lancia l'allarme: migliaia di persone si stanno riversando su Axum per accogliere la famosa stele. La stele che Mussolini portò a Roma nel 1937 e che ora torna finalmente a casa. Quasi sicuramente la settimana prossima, ma una data certa ancora non c'è. Si è parlato dell'11 aprile e poi del 13, e così gli Etiopi si sono messi in marcia e la piccola Axum rischia il collasso. Ma pare che alla fine molto dipenda dai piloti dell'aereo da trasporto russo Antonov 124 noleggiato per l'operazione: partiranno solo quando saranno certi di poter eseguire i voli in tutta sicurezza. Perché non saranno viaggi facili: tre in tutto, per trasportare i tre pezzi in cui la stele è smembrata che pesano 48,65 e 87 tonnellate (più un quarto viaggio per le attrezzature), con un rischiosissimo attcrraggio a oltre 2000 metri di altitudine. Ead applaudirli all'aeroporto di Axum al termine dell'ultimo volo, previsto a una decina di giorni dal primo, ci saranno il primo ministro etiope Meles Zenawi e il nostro ministro Giuliano Urbani, Assieme a una folla di Etiopi. Per gli Etìopi quella stele ha un'importanza vitale. Perché non percepiscono distanza ma fluida continuità tra l'antico regno di Axum e il presente. La stele innalzata quasi duemila anni fa rappresenta i loro diretti antenati, i loro padri. Mussolini ha osato appropriarsene e orala restituzione è sentita come l'unico gesto capace di sanare la ferita. Rappresenta quindi molto più della semplice riparazione dei danni di guerra. E a differenza di altre opere d'arte uscite in passato dai paesi d'origine, in questo caso c'è un preciso impegno dell'Italia alla restituzione. Dichiarato nel trattato di pace del 1947 eribadito dall'accordo Italia-Etiopia del 1956. Poi però Selassié non ha mai insistito e la stele è rimasta dove stava. Anche perché si era ben capito che l'operazione di smontaggio, trasporto e rimontaggio sarebbe stata difficile, delicata e costosa. E infatti il problema si è posto in tutta la sua gravita quando, dopo le ripetute insistenze dell'attuale governo etiope, l'Italia nel 1997 ha rinnovato l'impegno e a luglio 2002 ha deliberato l'avvio dei lavori. Il milione e mezzo di euro allora stanziato dal nostro governo è lievitato al punto da raggiungere orai dieci milioni di euro. Per questo la stele non ha preso il volo subito dopo il suo smontaggio avvenuto nel novembre 2003. Bisognava reperire nuovi tondi. Si è proceduto insomma a singhiozzo come accade spesso in Italia, ma con gli occhi del mondo puntati e gli Etiopi esasperati. Oraperò siamo finalmente all'epilogo della vicenda. Si pensa già a riposizionare la stele nella sua fossa che da anni l'attende vuota, ed esperti dell'Unesco giungono oggi ad Axum per redigere un piano di lavoro. "Dovremo indagare bene l'area per avere la certezza che non ci saranno crolli" ha spiegato a Repubblica l'archeologo Rodolfo Fattovich che fa parte del team. "La stele è fragile e lo è anche la roccia che dovrebbe sostenerla, un tufo friabilissimo scavato all'interno da un'infinità di tombe sotterranee". Più ottimista è invece l'ingegner Paolo Mazzalai che nel 2001 ha studiato un piano per il ri collocamento della stele su incarico dell'Iccrom: "E' un'operazione relativamente semplice. Noi avevamo progettato una sorta di tazza di calcestruzzo armato da inserire nella fossa e perfettamente in grado di sostenere la stele. Un'idea approvata anche dai tecnici etiopi". E infatti l'Etiopia tutta condivide tale ottimismo e già prepara i festeggiamenti. "Per settembre in concomitanza con il Capodanno etiope", annuncia Hewan Teka Legesse della comunità etiopica in Italia.
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