Abusivismo ambientale e legge delega Stefano Lenzi Airone 1/4/2005
Stefano Lenzi è responsabile ufficio istituzionale Wwf
In termini pugilistici sarebbe un micidiale "uno-due", che manda al tappeto le ragioni della tutela del paesaggio e dell'ambiente. Nella civiltà giuridica italiana la Legge delega sull'ambiente (n. 308/2004) apre una grave ferita. Con questa normativa si introduce per il futuro una sanatoria permanente di tipologie di interventi compiuti nelle aree vincolate di valore paesaggistico. E nel contempo, si affianca, al già micidiale condono edilizio (il terzo in vent'anni) approvato nel 2003, uno ambientale che cancella le responsabilità penali per tutti i lavori (per le case come per le cave, senza limiti di cubatura o di superfìci) che siano stati compiuti nelle aree vincolate entro il 30 settembre 2004. Questo killeraggio sistematico del territorio, non ostacolato dai ministeri competenti (Beni e Attività Culturali, Ambiente e Tutela del Territorio), non può essere giustificato dal fatto che la cosiddetta Legge Galasso, introdotta nel 1985 e confermata dal Codice Urbani (d. 1. n. 490/199), dopo il "sacco d'Italia" degli anni '50 e '60, ha tutelato il 46.9 per cento della superficie del Paese (le montagne sopra i 1.600 metri d'altezza, le aree golenali dei corsi d'acqua per una fascia di 300 metri ecc). Né può essere sacrificata la tutela dell'ambiente alle esigenze di cassa di uno Stato con l'indebitamento pubblico che, per il 2005, supera il 106 per cento del Prodotto interno lordo. Va detto che, come il condono edilizio, anche quello ambientale si sta rivelando un flop: lo scorso 21 febbraio II Sole- 24 Ore riportava che alle Regioni e alle Province risultavano arrivate, passata la scadenza del 31 gennaio 2005 per presentare le domande, solo 9.000 istanze, 6.500 nella solo Sicilia. Il rischio è che queste siano solo le avvisaglie di un progressivo imbarbarimento normativo: la Legge delega autorizza una Commissione di 24 esperti, esterni al Parlamento, a riscrivere tutto il diritto ambientale. Con tali premesse, non c'è da stare tranquilli. |