La stele torna in Etiopia Fabio Rossi Messaggero Cronaca di Roma 9/4/2005
È rimasto per 17 mesi in un cortile di una caserma della polizia di Ponte Galeria, all'estrema periferia della Capitale, dopo aver fatto bella mostra di se per 66 anni in piazza di Porta Capena, davanti all'attuale sede della Fao che nel ventennio fascista ospitava il ministero delle Colonie. Ma lunedì l'obelisco di Axum comincerà il suo ritorno a casa, in Etiopia, dopo anni di dibattiti e polemiche. Sarà un aereo Antonov 124, che decollerà da Fiumicino alla volta di Addis Abeba. a riportare in Africa il primo dei tre blocchi di basalto che compongono la stele, staccato dal resto il 7 novembre del 2003 e successivamente imballato in attesa del trasporto. Il "Flauto di Dio'", come fu definito da un poeta etiope, è alto 24 metri e pesa circa 150 tonnellate: la sua realizzazione viene fatta risalire tra il primo e il quarto secolo dopo Cristo, ed è attribuita all'opera di artigiani egizi. Venne trovato dagli italiani nel 1935, durante l'occupazione del Paese africano, spezzato in tre tronconi, come tante altre steli della città santa di Axum. Trasportato a Roma, venne rinforzato con un'anima interna in ferro e restaurato in vari punti. Una parte fu ricostruita in copia per non lasciare il monumento incompleto: si tratta di un grosso pezzo angolare rimasto in Etiopia, dove ancora è conservato nel giardino della chiesa copta di Santa Maria di Sion. La svolta, nella lunga querelle per il rientro della stele, iniziata già alla fine della Seconda guerra mondiale, è arrivata soltanto nello scorso novembre, con l'incontro tra il primo ministro etiope Ato Meles Zenawi, in visita ufficiale a Roma, e il premier italiano Silvio Berlusconi. Lunedì prossimo, finalmente, l'epilogo.
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