Università e imprese. La nuova cultura si avvicini alla città Davide Rampollo Corriere della Sera - cronaca Milano 9/4/2005
Davide Rampollo è Presidente de La Triennale
Oggi le istituzioni culturali devono integrarsi, potremmo dire fondersi, con il proprio territorio: ciò significa contaminarsi con la comunità che quel territorio abita, vive, consuma quotidianamente: le persone. All'interno del progressivo allentarsi del controllo e del finanziamento dello Stato sulle istituzioni culturali, queste stanno oggi cominciando a comprendere la propria natura di produttori di cultura all'interno di un nuovo sistema del Welfare culturale. Pare cultura e trasmetterla, una funzione sempre più strategica per la vita del territorio e della comunità: il binomio «istituzione culturale» coincide infatti con produzione e condivisione di un bene pubblico, appunto l'oggetto o l'idea culturale, nonché i servizi annessi alla gestione e fruizione di tale bene, con un unico grande traguardo comune: arricchire e così migliorare la vita dell'intera comunità, dunque garantirne le migliori credenziali per lo sviluppo sociale, economico e perché no?, morale.
Nella nuova logica della «sussidiarietà culturale" implicita nei cambiamenti organizzativi e finanziari che hanno portato alla nascita delle Fondazioni e al ruolo dell'intervento privato e semi-pubblico nella cultura, i veri strateghi dello sviluppo saranno sempre di più gli «attori culturali locali" che per le caratteristiche della «missione culturale» di cui sono implicitamente o esplicitamente investiti devono ormai considerarsi pienamente le nuove «autonomie funzionali della cultura", non molto diverse dalle fiere, dalle Camere di commercio, dalle multi-utilities, da tutti quei luoghi nei quali le metropoli moderne sviluppano i servizi funzionali alle città, e le modalità con cui distribuirle ai cittadini. Milano in particolare si caratterizzerà sempre di più per la qualità delle sue funzioni, e le autonomie funzionali rispondono esattamente al compito di intessere le relazioni. Una serie di aspettative sono riversate su queste relazioni e sulle persone deputate a realizzarle: dalla produzione alla diffusione del sapere, all'intrattenimento e alla formazione sulle modalità attraverso cui questo sapere può diventare sviluppo per la comunità. Ciò significa aprirsi ai diversi tipi di pubblico, democratizzare l'accesso alle funzioni chiave di Triennale, coinvolgere nella rete organizzativa i privati, stimolare la partecipazione delle imprese nell'ottica della promozione culturale della città. Per questi motivi le autonomie funzionali culturali costituiscono lo snodo, ì gangli da cui partiranno sempre di più una serie di reti ramificate. E le istituzioni culturali non avranno il compito di essere solo «ente culturale", ma di «fare" cultura, interfacciarsi con l'impresa, con la formazione universitaria e con la scuola dell'obbligo. Formazione dunque, e in primis «costruzione» delle autonomie funzionali della cultura come vero e proprio «pit stop" della comunità, un luogo di ritrovo. In questo è chiaro che la posizione di centralità di cui beneficia ad esempio la Triennale di Milano è una caratteristica fondamentale. E in questo senso è necessario arricchire il numero e le qualità dei servizi offerti dall'istituzione: oltre alle mostre e alle rassegne, Triennale offre ora una biblioteca e un archivio pubblico, il coffee design, una libreria di riferimento a Milano per architettura e design, lo spazio per showroom e tra poco un caffè esterno, il Fiat Café «La Triennale", che permetterà al visitatore di riappropriarsi di una parte consistente del Parco Sempione. Servizi che permettono una differenziazione nell'uso del tempo, articolato in attività espositive, congressuali, workshops e incontri. Ciò detto, il linguaggio principale non può non essere costituito dai codici espositivi che devono proporre e dedurre tutte le proprie tematiche dalla contemporaneità, nel caso di Triennale con una particolare attenzione al design e all'architettura, sempre però cercando di ibridare i codici espositivi e narrativi. Al di là delle strategie, un concetto deve essere sottolineato: le autonomie funzionali che vogliono creare cultura devono presentare, nel proprio Dna, la caratteristica della generosità.
|