«Lo Stato sta scippando sei palazzi». Beni culturali, Soru dal ministro L’Unione Sarda, 07/04/2005
In un'interpellanza, rivolta al presidente della Giunta e all'assessore regionale agli Enti locali, i consiglieri del gruppo Ds Nazareno Pacifico, Silvio Cherchi e Salvatore Mattana, mettono l'accento sul mancato trasferimento, da parte dello Stato, di sei edifici pubblici alla Regione e sulla conseguente violazione dell'articolo 14 dello Statuto speciale. Si tratta, in particolare, del palazzo dell'Intendenza di Finanza di via Bacaredda a Cagliari e, ancora nel capoluogo sardo, l'ufficio dogane in viale Trieste, ufficio della motorizzazione in via Santa Gilla, la sede del ministero dei Lavori pubblici in viale Diaz, il palazzo della Corte dei Conti in via Lo Frasso e, a Iglesias, l'ufficio delle Entrate in via XX Settembre. Pacifico chiede che cosa la Giunta intenda fare per evitare che questo patrimonio venga «scippato» alla Sardegna.
BENI CULTURALI. «Le posizioni del ministro Urbani sulla nostra politica di tutela del patrimonio storico, culturale e paesaggistico, ci sono sembrate molto più vicine di quanto gli atti ufficiali non lasciassero credere». L'ha detto il presidente della Regione Renato Soru al termine dell'incontro, ieri sera a Roma, con il ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani. Soru ha illustrato i progetti dell'accordo di programma quadro in materia di beni culturali. Si comincerà subito con un tavolo di concertazione istituzionale (previsto dal cosiddetto Codice Urbani) sul piano paesaggistico regionale della Sardegna, e poi con un altro gruppo di lavoro in materia di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale dell'Isola. «Sono state investite in Sardegna cospicue risorse pubbliche», ha detto Soru al ministro, «al fine di recuperare, valorizzare e offrire cultura, ma l'offerta di cultura da noi è frammentata e poco sistematizzata. Vogliamo organizzare un'offerta di qualità che faccia leva sui caratteri della Sardegna e la renda riconoscibile e la faccia emergere nel mercato culturale rispetto alle tante regioni affacciate sull'area mediterranea».
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