(Palermo) Trovata una tela del Settecento i ladri l'avevano già restaurata. la Repubblica - ED. PALERMO
Rubata due anni fa in un convento, era nel retrobottega di un antiquario. Il quadro raffigura Gesù Bambino che regge un vessillo L'autore è ignoto
I FRATI del convento di San Francesco hanno un doppio motivo per rallegrarsi: i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale hanno recuperato il dipinto del Settecento che era stato rubato nel 2003 e lo hanno trovato già restaurato. Naturalmente, a spese dei ladri. Un vero successo l'operazione degli investigatori dell'Arma che fra qualche giorno, dopo il via libera della magistratura, riconsegneranno l'opera ai legittimi proprietari. Il dipinto è un olio su tela di forma ottagonale, racchiuso da una cornice. È di un autore settecentesco ignoto. Raffigura Gesù Bambino che regge un'asta con vessillo sul quale è scritto il motto dei Gesuiti: "Ad maiorem Dei gloriam". Fino a due anni fa stava in una stanza attigua alla sacrestia della chiesa di San Francesco d'Assisi. Poi, un giorno d'agosto, i ladri entrarono di nascosto: sapevano già cosa cercare e andarono a colpo sicuro. Del furto i frati si accorsero qualche giorno dopo, e scattò subito la denuncia. Da allora non si era saputo più nulla del Gesù Bambino col vessillo. Fino a qualche giorno fa, quando i carabinieri si sono trovati davanti l'opera nel corso di un normale controllo in un negozio di antiquariato che si trova in centro. Il dipinto era nel retrobottega: un investigatore si è insospettito per quel soggetto religioso e ha avviato un controllo sulla banca dati del Nucleo, che contiene le opere d'arte trafugate. La conferma è arrivata presto. Così per l'antiquario è scattata una denuncia: non ha saputo dire nulla sulla provenienza dell'opera. Adesso rischia una processo per ricettazione o per incauto acquisto. Il dipinto è passato di sicuro da diverse mani, anche esperte. Lo dice il restauro della tela, che è stato curato nei minimi particolari. Probabilmente l'antiquario sorpreso dai carabinieri è solo l'ultimo anello, colui che ha acquistato quell'opera così pregiata e fresca di ritocchi. Quasi scontato: l'indagato è stato davvero molto vago sull'origine del suo acquisto. E questo atteggiamento potrebbe costargli l'accusa più pesante, quella di ricettazione. I controlli nelle botteghe degli antiquari proseguono. I carabinieri del Nucleo patrimonio culturale, diretti dal capitano Giuseppe Marseglia, puntano al ritrovamento di altre opere trafugate dalle chiese palermitane. Il concreto sospetto è che la refurtiva sia ancora in Sicilia, magari in attesa di un acquirente disposto a pagare il prezzo giusto.
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