Gli enti inutili resistono ai tagli Marco Rogari 04/04/2005 , Il Sole-24 Ore
Il ministro della Funzione pubblica Baccini ha proposto di istituire un gruppo di lavoro che studierà la situazione E una giungla di cui non si conosce ancora l'esatta estensione. È composta da grandi strutture e pseudo-agenzie ministeriali, ma anche da piccole entità: comitati, commissioni, minuscoli organismi collegiali.
Tutti enti cosiddetti "inutili", che affondano le radici nel terreno della pubblica amministrazione, su cui nessuno, da decenni, riesce a far calare il machete: la burocrazia resiste imperterrita facendo leva sull’indifferenza di molti apparati ministeriali. Neppure al Governo in carica è riuscita l'impresa. Eppure, nel 2001 l'intervento di pulizia era stato presentato come una sorta di operazione a vasto raggio. Poi nel 2002 era diventata una vasta "potatura", peraltro subito bloccata. Ma a tutt'oggi, a tre anni e mezzo dal varo della prima Finanziaria Berlusconi, il piano di disboscamento della giungla degli enti inutili è praticamente al palo.
Una conferma implicita arriva dallo stesso Governo: il Consiglio dei ministri del 18 marzo, su proposta del ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini, «ha convenuto sull’opportunità di istituire un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Presidenza del Consiglio e del ministero dell'Economia» sul tema della «trasformazione e soppressione di enti pubblici non indispensabili, le cui procedure non hanno tuttora trovato definizione». In altre parole, si ricomincia daccapo, o quasi, nonostante nel 2002. nel testo della Finanziaria inviata al Parlamento, fosse stata addirittura prevista la soppressione o l'accorpamento di almeno 100 strutture.
In quell’ occasione, erano stati anche indicati i risparmi di spesa (poi annullati): quasi 600 milioni tra il 2003 e il 2006. Ma l'operazione venne di fatto congelata ancora prima che la Finanziaria diventasse legge.
Quasi tutto, insomma, è rimasto sulla carta. E dai cento enti da abolire o razionalizzare si è scesi ad una sola struttura per ministero. Questo, almeno, è l'impegno che avrebbero assunto i singoli ministri nei giorni scorsi.
Le Finanziarie "inascoltate". Fin dalla Finanziaria 2002 (quella cioè varata nel 2001), era stata avviata un'operazione di sfottitura: la norme erano state tarata su enti di piccole dimensioni ed anche istituii di ricovero.
Ma il vero intervento strutturale fu concepito con la Finanziaria 2003 (varata nel 2002). La relazione al testo inviato in Parlamento parlava chiaro: almeno 100 le strutture coinvolte, 50 da sopprimere, altre 50 da riorganizzare. Tre, in quest'ultimo caso, erano le alternative previste: trasformazione in fondazioni; creazione di società per azioni (Spa); accorpamento con strutture «analoghe o complementari».
L'operazione avrebbe dovuto essere realizzata dopo un preventivo check-up (gestito dai dicasteri dell'Economia e della Funzione pubblica con il contributo di tutti i ministeri), attraverso il quale individuare le strutture indispensabili: per tutte le altre sarebbe dovuta scattare l'abolizione o il riassetto. Ma l'intervento si bloccò subito.
I risparmi. Nella relazione tecnica "originaria" della Ragioneria generale alla Finanziaria 2003 si ipotizzavano risparmi pari a 30 milioni € per il 2003, 79 per il 2004. 219 per il 2005 e 249 per il 2006 e a 70 milioni a regime. Poi le carte cambiarono a causa dello stop. Circa 250 gli enti inutili. Da un censimento sommario effettuato nel 2002 dal Tesoro risultava che la lista degli enti potenzialmente inutili era composta da almeno 250 strutture. I ministeri indifferenti. Nei corridoi dei palazzi della Pa i dubbi sull'effettiva volontà di collaborazione degli apparati ministeriali sono aumentati con il trascorrere dei mesi. In ogni caso, un dato è certo: solo nell'autunno del 2004 è stato predisposto dalla Funzione pubblica (in collaborazione con il Tesoro) lo schema di regolamento per rendere operativo l'intervento di potatura. Non solo. Il Consiglio dei ministri fu costretto a rinviare il provvedimento invocando «criteri di maggior rigore». Arrivano gli esperti. A questo punto il Governo ha deciso di giocare la carta del comitato di esperti. Palazzo Chigi ha sottolineato che il gruppo di lavoro dovrà pervenire «quanto prima alla definizione di una proposta concreta» sulla soppressione degli enti inutili. Intanto la giungla diventa sempre più fitta.
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