Inaugurato nella Reggia di Venaria il nuovo Centro del Restauro Marco Bonatti L'Osservatore romano, 2 aprile 2005
Una residenza reale trasformata in scuola e «bottega»
È quasi un contrappasso: nel luogo che forse più di ogni altro ha subito assalti e stravolgimenti nella struttura architettonica e nella destinazione, nasce ora un Centro del Restauro che si dedicherà a recuperare e ristabilire quelle opere d'arte che il passato ci ha consegnato e che le incurie delle vicende umane hanno messo a rischio di sparizione. Il luogo è la Reggia di Venaria, il centro di restauro è quello inaugurato da pochi giorni e che va ad affiancarsi alle altre due grandi strutture specializzate italiane, il "Centro Nazionale Romano e l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Ministero dei Beni culturali, Regione Piemonte, Università di Torino, Fondazione per l'Arte del San Paolo-Imi e Fondazione CRT hanno firmato il protocollo per la nascita di una struttura che sarà in grado di operare in tutte le discipline del restauro, dai dipinti alle sculture, dagli arredi lignei agli affreschi ai materiali lapidei. Il laboratorio sarà insieme «bottega» e scuola, perché al suo interno partiranno i corsi magistrali (quinquennali) di Restauratori-Conservatori, una novità assoluta nei percorsi didattici universitari italiani, che permette di adeguare gli standard a quelli europei, e di aprire nuove prospettive professionali in un settore di grande qualità. Ma è la sede del Centro a proporre oggi tutto il proprio fascino: si tratta di 8.000 metri quadri, sui circa 70.000 edificati dell'intero complesso. La Venaria Reale venne costruita dai Savoia nel XVII secolo, come residenza di caccia e luogo di feste, sul modello dei palazzi francesi, completando quella «corona di delizie» delle residenze sabaude che da Racconigi a Stupinigi, da Moncalieri a Rivoli e appunto fino a Venaria circonda la capitale piemontese. Al fastoso complesso misero mano i maggiori architetti del Regno, da Benedetto Alfieri a Michelangelo Garove a Filippo Juvarra (l'autore della basilica di Superga, della chiesa del Cannine e del Palazzo Madama in Torino). Poi l'edificio subì tutte le ingiurie dei tempi: occupato dai Francesi di Napoleone venne trasformato in caserma; il Regno d'Italia continuò ad usarlo come struttura militare, deposito, scuola di cavalleria... Seguì, nei decenni più recenti, il degrado toccato a tante opere per le quali non si trovavano mai i soldi o la «volontà politica» per avviare i restauri. Poi, con i consistenti contributi dell'Unione europea, delle istituzioni pubbliche e delle banche torinesi, si riuscì ad avviare un restauro complessivo che oggi è quasi completato. Un intervento che «vale», nel suo insieme, 200 milioni di euro, di cui 13 per il Centro per il restauro. Gli architetti che hanno curato l'adeguamento e la sistemazione del Centro per il restauro hanno mantenuto e valorizzato le strutture originarie inserendo al loro interno il «nuovo»; l'Aula Magna, ad esempio, è stata ricavata al piano terreno delle scuderie disegnando un'ellisse modernissima che sta tutta dentro la struttura antica, senza toccarla. I laboratori della Venaria avranno, oltre alla valenza accademica e ai compiti istituzionali di restauro, anche la caratteristica di essere aperti al «mercato»; diventare, cioè, un luogo di confronto e di scambio con quegli artigiani, restauratori, antiquali che sono impegnati a ridare valore al patrimonio artistico italiano e non solo. Tra i primi soggetti clic verranno «lavorati» nella scuola di Venaria vi è un «Redentore» di Andrea Del Sarto; in lista d'attesa anche, fra gli altri, una «Annunciazione con san Giovanni Battista e santa Caterina» attribuita a Bernardino Luini.
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