L’ascia di guerra sull’ara di Enea Salvatore Spoto Il Messaggero - cronaca Roma 2/4/2005
Per chi va a Torvaianica, la prima timida carezza di stagione della candida risacca che muore ai piedi dei gitanti, porta la gioia del tempo bello ed il fascino del sogno. Questa è terra di miti che si confondono con la storia: ombre del passato prendono corpo sul fiume che un tempo si chiamava “Numico” ed oggi ”Fosso dell’Incastro”. Sfilano le ombre del passato: Enea, con negli occhi la luce sinistra di Troia in fiamme, Turno, pronto a fronteggiarlo in un duello all’ultimo sangue per conquistare il bel cuore di Lavinia. C’è quest’ultima, timida principessa, bella come un fiore che il sole della primavera ha fatto sbocciare. Solo un sogno? Non più, grazie all’impegno della Soprintendenza archeologica del Lazio, alla fattiva partecipazione del Comune di Pomezia ed alla preziosa collaborazione di privati, disposti ad aprire le loro proprietà alla gente che, nel fine settimana, al mare non ci va solo per divertirsi ma anche per cercare sensazioni nuove, soprattutto culturali. Quelli che offre l’antica Lavinium , a pochi chilometri da Torvaianica, vicina alle grandi zone turistiche di Ardea ed Ostia, sono emozioni difficili da dimenticare. Puntate su Pratica di Mare. C’è un castello medievale, bottegucce d’altri tempi. L’atmosfera è quella del passato. Vi è stato inaugurato un museo, ricco di reperti strappati all’oblio dei millenni. Qui gli antichi romani giungevano per riscoprire le più antiche patrie memorie. Onoravano Enea, celebrando sacrifici sulla sua tomba. Eccolo l’ heroon , rico rdato da Dionigi d’Alicarnasso ed altri, strappato alle erbacce dall’impegno della Soprinten den z a e riportato all’antico splendore da esperti restauratori stranieri. Non ci troverete scritto: “qui giace Enea” ma sicuramente sentirete l’ebbrezza di rivivere il passato. Più avanti, sotto una copertura di protezione, ci sono tredici antichissime are, datate a partire dal VI secolo avanti Cristo. Le hanno ammirate i Cartaginesi, quando negli anni del 500 a.C., giunsero a Roma per sottoscrivere un patto destinato a finire tra le ortiche, anzi in fondo al mare. Adesso potere vederle anche voi, grandi e solenni, dalle forme che richiamano l’Oriente. Le fonti storiche ricordano che erano quindici. «Abbiamo già individuata la quattrordicesima - annuncia l’archeologa Stefania Panella - ma la ricerca continua per restituire alla società i segreti della storia». Davanti a queste periodicamente si incontravano le genti dell’antico Lazio per deporre l’ascia di guerra e celebrare la pace. Il soffio del vento fa vibrare i canneti, riproponendo il sottofondo che accompagnava il salmodiare dei sacerdoti che officiavano i sacrifici. Qui il gran libro della storia non si è mai chiuso. Tutto sembra essere rimasto come prima, immoto nei secoli come la storia della Roma più antica e di Enea, suo divino padre. Le visite guidate al museo ed alla zona archeologica vengono effettuate nei giorni di venerdì, sabato e domenica, ore 10-13 e 17-22. Per informazioni e prenotazioni: telefono 06.91146478 oppure 06.91146479
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