Calarossa e lo sviluppo Filippo Salvia 01/04/2005, La Repubblica, ed . Palermo
TUTTE le volte in cui ho avuto la ventura di guidare colleghi di altre Università estimatori della nostra Isola, ho messo tra le priorità la visita di Cala Rossa, da me sempre considerata come una delle cose più suggestive di Sicilia. Ho potuto constatare che la mia valutazione non era eccessiva, perché questi miei colleghi, alla vista di quell'imponente scenario di rocce, di mare e di torri, hanno avuto sempre una reazione entusiasta: «nulla di simile mai visto», il «paesaggio più bello del mondo», un «paesaggio omerico da Odissea».
E ORA apprendiamo che anche questo pezzo splendido di Sicilia sta per cadere sotto il piccone demolitore, perché proprio in questo luogo dovrà essere localizzato un depuratore, previa rimozione di ben ottantamila metri cubi di roccia: di quella roccia unica che da appunto il nome alla località. Non si riesce a capire bene quale sia la logica del provvedimento. Trattandosi di un "depuratore" la finalità dovrebbe essere certamente quella ambientale: la depurazione delle acque. Ma, ha senso distruggere un bene di "alto valore ambientale" in nome dell'interesse ambientale? Direi proprio di no. E anche le dichiarazioni rese dai responsabili e riportate in un articolo su questo giornale confermano quest'ultima ipotesi. Il vero obiettivo che giustifica la realizzazione di questo depuratore (come del resto degli altri mille depuratori non funzionanti, sparsi sul territorio) è di ordine pseudo economico. Se non realizziamo in fretta quest'opera (sia pure col costo di distruggere un ambiente unico) noi perdiamo 11 milioni di euro. Lo stesso argomento — a ben vedere — che da cinquant’anni a questa parte ha giustificato la distruzione delle nostre spiagge [con la realizzazione di porti mal fatti o di strade invasive delle dune); il dissesto delle zone montane (con l'apertura di nuove strade e la cementificazione dei fiumi): la distruzione di pregiatissimi pavimenti e opere lignee di chiese, di edifici pubblici o di altro genere (giustificate solo da un contributo per "grazia ricevuta"). Gli esempi potrebbero continuare all'infinito. Anche la distruzione delle Ville liberty di via Libertà e di interi centri storici è avvenuta sempre all'insegna dello sviluppo, della razionalizzazione delle città, delle nuove opportunità di lavoro. Spero che questo caso eclatante di ennesimo attentato a una delle più belle zone di Sicilia, possa innescare una riflessione spregiudicata sulla qualità dello sviluppo. Credo che se noi continuiamo a baloccarci, per giudicare la validità o meno di una data gestione, sui soli parametri quantitativi delle risorse captate e delle spese effettuate; noi rischiamo di divenire promotori di sottosviluppo, anziché di vero sviluppo (così come la storia del dopoguerra ha ampiamente mostrato). Penso che il vero discrimine tra il vecchio e il nuovo modo di pensare consista proprio in ciò.
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