Chiusa per restauro la biblioteca, ma c'è chi teme lavori senza fine Paolo Fallai Corriere della Sera -cronaca Roma 31/3/2005
Il primo giorno di primavera è stato l'ultimo di apertura, per questa stagione, della biblioteca dell'Orologio, incastonata nel seicentesco Oratorio dei Filippini. Urgono lavori di restauro. C'è chi li teme «senza fine».
Quando una biblioteca, amata e vissuta dai propri utenti, è costretta a chiudere per qualche mese, il mondo si divide in due: quelli che soffrono, si informano, scrivono, perché sono abituati alla lettura e quindi conoscono il valore delle parole; e quelli che non ne sapevano niente e continuano beati a non saperne alcunché. Il primo giorno di primavera è stato anche l'ultimo di apertura, per questa stagione, della biblioteca dell'Orologio, un piccolo gioiello incastonato nel seicentesco Oratorio dei Filippini. Di solito le biblioteche chiudono per consolidare i pavimenti, messi a dura prova dal peso dei libri. Stavolta la biblioteca dell'Orologio, che è tutta a piano terra, deve occuparsi dei suoi solai. E i suoi frequentatori si sono preoccupati. In centocinquanta hanno anche firmato una petizione che ha fatto commuovere la brava Marina Girardet che dell'Orologio è la vestale. Conviene dire subito che il cantiere è quello che riguarda tutto il complesso borrominiano e che ha stravolto la vita anche alla Casa delle Letterature, all'Istituto Storico del Medioevo e all'Archivio Capitolino. A nessuno è piaciuto vedersi ingabbiare dalle impalcature e sfrattare per periodi anche lunghi. E tempi e modi operativi dei lavori hanno suscitato più di qualche discussione. Ma che quei lavori fossero necessari per mettere finalmente in sicurezza l'intero complesso non è possibile negarlo. I diecimila, selezionati, volumi della biblioteca dell'Orologio saranno nuovamente disponibili dal mese di ottobre, se la tabella dei tempi del cantiere sarà rispettata. E se non lo sarà non e' dubbio che alcune centinaia di persone ce lo faranno notare. Perché l'Orologio, con tutto il rispetto per le consorelle, non è una biblioteca come le altre. Quando il fiorentino Filippo Neri, alla fine del Cinquecento, mette a soqquadro un intero quartiere tra Monte Giordano e la Vallicella, ha le idee chiarissime: vuole un Oratorio, le abitazioni per il religiosi, una Sacrestia e una biblioteca.Il santo, destinato a mettere gioia e allegria nel suo rivolgersi ai più giovani, vuole confratelli colti e preparati. Francesco Borromini lavorerà tredici anni tra il 1637 e il 1650 per contentare i padri filippini e la loro pragmatica esigenza di "positivezza", prima di andarsene a lavoro fatto e qualche malumore accumulato. Eppure quel luogo, che si trova al centro del quartiere che vide nascere a Roma le prime tipografie, i primi editori e i primi librai, doveva aver assunto una peculiarità indissolubile se nel 1926 il Comune, dovendo scegliere dove aprire la prima biblioteca pubblica di Roma, non ha dubbi ad indicare i locali dell'Oratorio. Ed è ancor meno sorprendente che nel dopoguerra la Biblioteca dell'Orologio sia cresciuta d'importanza fino a diventare negli anni Sessanta la Biblioteca Centrale del Comune. Una vicenda interrotta nel 1988 quando i lavori di consolidamento della torre campanaria ne imposero la chiusura. Precedente che bisognerebbe tener nascosto agli affezionati di oggi visto che allora il cantiere si è mangiato dodici anni, consentendo la riapertura dell'Orologio solo nel 2000. Nuova vita, con libri nuovi, moltissimi, una vocazione precisa - la letteratura di un XX secolo che tracima nel presente a colpi di centinaia di volumi - e un ruolo nei confronti del pubblico ancora una volta soprendente. Intanto per i numeri, perché nel 2001 erano 22.000 gli utenti e oggi sono quasi 60.000, con quasi 14.000 volumi prestati. E ancora, l'anno scorso, con 7.400 consultazioni dalle postazioni internet. Il sospetto è che l'Orologio, frequentata da studenti ma anche da molti liberi professionisti, sia diventata in questi anni il centro di aggregazione di una periferia non immaginabile. A Corviale il fronte è evidente: la biblioteca combatte ogni giorno la desertificazione, l'esclusione culturale, la condanna a subire un modello unico di civiltà. Eppure certe offerte qualificanti della biblioteca, la libertà del catalogo innanzitutto, ma anche la qualità umana dell'incontro, lo spirito di confronto che sta perfino nell'architettura di un luogo destinato a ospitare i libri, non sono meno importanti in pieno centro storico. Dove la cultura rischia di essere percepita come una fila di turisti giapponesi o dove solo pizzerie a taglio e negozi di magliettine, spacciate per capetti all'ultima moda, riescono misteriosamente a pagare affitti esorbitanti. La Biblioteca dell'Orologio è un presidio dell'intelligenza e del buon gusto. Per questo a ottobre ci sarà una certa folla a controllare la puntualità della fine dei lavori. Per questo l'Istituzione Biblioteche di Roma sta discutendo con l'assessorato alla cultura l'ipotesi di prolungarne l'orario per farla rimanere aperta anche la sera. Quando anche i peggiori negozi chiudono. E la sete d'intelligenza diventa più forte.
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