LIRICA, LA RIFORMA ZOPPA DEL MINISTRO l'Unità 24/03/2005
Nel 2003 le fondazioni lirico-sinfoniche della nostra terra del belcanto hanno maturato debiti consolidati pari a 120 milioni di euro, per il 2005 si prevede uno «sbilancio» di altri 50 milioni, la situazione non è seria, è tragica, e il ministro per i Beni e le attività culturali Giuliano Urbani si vanta d'aver messo una toppa al disastro infilando, nel cosiddetto decreto Omnibus, «importanti disposizioni diventate legge» dopo l'approvazione del Senato di ieri. Un decreto, dice il ministro, dirà come ridurre il costo degli allestimenti e delle collaborazioni, come contenere le spese artistico-professionali, mentre il nuovo contratto nazionale di lavoro partirà dal 2006, non sono ammesse deroghe nei patti aziendali, per quest'anno blocca le assunzioni a tempo indeterminato salvo che nei teatri con il bilancio in pareggio, annuncia «norme più severe» nel controllo dei bilanci e dello scioglimento del consiglio d'amministrazione. «La riforma è legge» recita il comunicato stampa. «Non è una riforma, si introducono criteri burocratici nelle masse artistiche - commenta la senatrice Ds Giovanna Grignaffini e spiega - Se un primo violino va via non si potrà sostituirlo con un primo violino. Urbani non risolve nulla, le fondazioni hanno bisogno di risorse pubbliche certe che con i tagli non sono mai state assicurate, di strumentiper consentire un efficace intervento di capitali privati, di un sistema differenziato che premia chi raggiunge efficacia e parità di bilancio. Per fortuna abbiamo limitato il blocco del turn over al 2005». «Davanti ai debiti esistenti il testo di Urbani è solo un pannicello caldo - dice Paolo Aglietti della Cgil-Firenze - Con il blocco delle assunzioni per quest'anno quanto risparmierà? Si dovranno fare contratti a termine. Il problema del costo del lavoro c'è, ma così non si affronta nulla. Né si introducono criteri di managerialità e trasparenza nei teatri».
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