TOSCANA - Area ex Molendi, Comune pronto al ricorso MERCOLEDÌ, 05 GIUGNO 2013 IL TIRRENO - Grosseto
La trattativa con la società che avrebbe dovuto realizzare l’area va comunque avanti MASSA MARITTIMA Ci sono i mezzi per difendersi. Ci sono dei punti nella sentenza del Tar che non convincono e che vale la pena impugnare. Perché «l’interesse pubblico va difeso fino all’ultimo grado», come ha detto il consigliere di maggioranza Giancarlo Zago. Una posizione ripresa poi dall’assessore Daniele Morandi e infine dal sindaco Lidia Bai. Così, il Comune si prepara a ricorrere al Consiglio di Stato sull’area ex Molendi. E lo farà prima sostenendo che l’amministrazione non ha responsabilità su quanto successo, visto che il tribunale le contesta una cubatura diversa da quella accordata originalmente e non tiene conto del fatto che la società Immobiliare Porta al Salnitro non ha iniziato quando ne aveva la possibilità. Non solo: anche i criteri per calcolare il risarcimento danni possono essere rivisti, facendo scendere la cifra fino al 10% della richiesta iniziale. Ovvero, da cinque milioni di euro a 500mila. È questo in estrema sintesi il contenuto emerso ieri da oltre tre ore di discussione in consiglio comunale. Presente anche l’avvocato Luciano Giorgi, che ha illustrato all’assise i contenuti da impugnare in secondo grado di giudizio. Alla fine, dopo un botta e risposta tra maggioranza e opposizione, il consiglio ha approvato (con i voti della maggioranza e del Pd, mentre Massa Comune e Pri si sono astenuti) un atto di indirizzo con delega a sindaco e giunta di preparare il ricorso al Consiglio di Stato. Un atto che in ogni caso non ferma la strada parallela al ricorso, quella della trattativa con la società per arrivare ad un accordo condiviso. Sono due i punti della sentenza su cui vuole battere Giorgi. Il primo riguarda i contenuti della convenzione per permuta, firmata a suo tempo da amministrazione e la Porta al Salnitro. In questa, dice l’avvocato, «il fabbricato che sarebbe dovuto nascere dopo la demolizione dei magazzini della Molendi aveva una cubatura di 2.104 metricubi. Al contrario, la società ha sostenuto che era di 2.803 metricubi». E questa differenza di superficie è una di quelle da impugnare. Il secondo punto Giorgi lo definisce «la svolta di tutta la vicenda». Si tratta di un contratto firmato da Comune e società il 29 settembre del 2000. In questo, si stabiliva che l’amministrazione si sarebbe fatta carico delle spese (circa 200 milioni delle vecchie lire) per il piano di posa sopra cui doveva nascere il fabbricato. Il maxiprogetto infatti prevedeva la realizzazione di un parcheggio sotterraneo (a carico del Comune) poi fermato da un vincolo paesaggistico arrivato a progetto in corso. Così, in ogni caso, l’Ente si è detto disponibile a fare il suo compito. I lavori della società però non sono mai partiti, nonostante gli atti fossero tutti in regola. «Quindi perché non sono partiti» si chiede Giorgi. (a.f.)
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