(Napoli) La scommessa del ticket Mauro Giancaspro Il Mattino
CHISSÀ se i turisti che verranno a Napoli per il maggio cittadino, speriamo siano tanti, si meraviglieranno nel pagare un ticket per alcune delle manifestazioni. Probabilmente troveranno la cosa assai naturale come succede a noi quando ci mettiamo a fare i turisti: non battiamo ciglio ad ogni biglietteria, quando, tornati a casa, addirittura lodiamo abitudini del genere e commentiamo che fanno bene, al nord e all'estero, a valorizzare adeguatamente tutto quello che hanno e a farsi pagare. Il programma del Maggio non è stato ancora reso pubblico, forse non è nemmeno stato messo completamente a punto; sappiamo che il tema sarà «Napoli mediterranea, culture a confronto». Sappiamo anche che nel corso di sei week end, dal 23 aprile al 29 maggio, rivisiteremo i nostri siti storici, rivedremo, finalmente, la stupefacente Farmacia degli Incurabili, assisteremo forse ad un concorso ippico a Piazza del Plebiscito, andremo ai concerti e che pagheremo il biglietto, da tre a cinque euro per le visite guidate e alcune iniziative. Resta da vedere cosa si pagherà e cosa sarà gratuito, come la prenderanno le associazioni prima finanziate dal Comune e soprattutto come la prenderanno i napoletani. Il prezzo è sicuramente irrisorio; basti pensare a quanto costano i parcheggi. Il Comune e l'assessore Parente scommettono sull'entusiasmo e sull'efficacia delle Associazioni. Che i soldi siano pochi non è una novità. Chi fa cultura ed organizza eventi si misura da sempre con l'anemia endemica della cassa. Ma la grande scommessa non è rappresentata né dai turisti né dalle associazioni, ma da noi napoletani. Sono passati tredici anni da quell'indimenticabile «Monumenti Porte aperte»: due giorni di maggio, il 9 e il 10, nei quali ci buttammo in una spaventosa calca alla scoperta entusiastica di quei monumenti che avevamo visto sempre, quasi dispettosamente, chiusi. Era il primo esperimento del genere in Italia, dopo quello francese, antesignano in questo campo, del 1984. Ci contarono: scendemmo in strada in centomila. L'anno dopo nel '93 addirittura in cinquecentomila. Chi presentò allora l'iniziativa auspicò che potesse diventare un «appuntamento ricorrente». Nel 1995 la svolta: nacque Maggio dei Monumenti. I weekend d'appuntamenti aumentarono fino a coprire tutto il mese. Da allora non solo monumenti, ma anche spettacoli, escursioni, incontri, mostre: non solo chiese, palazzi e musei, ma la città intera. Per dieci anni ci siamo goduti il Maggio, regalatoci dal Comune. Quest'anno dobbiamo verificare se ci è piaciuto tanto da essere disposti anche a pagarcelo, sia pure in maniera quasi simbolica. Staremo a vedere con i più fervidi auguri a chi questa volta scommette, con coraggio, su di noi e su quanto, in un decennio, siamo cresciuti.
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