TOSCANA - Il rischio di avere una regione laccata PIPPO RUSSO La Repubblica 14/05/2013, pagina 1 sezione FIRENZE
FACCIAMO del Piano paesaggistico della Regione Toscana un'opportunità vera. La premessa per proiettare su un piano più alto il livello del dibattito. CHE è esigente già adesso ma forse deve fare un ultimo e indispensabile salto di qualità: quello della riflessività. Cioè della messa in discussione delle categorie date per scontate, e del modo in cui influenzanoi valori che intendiamo mettere in campo. Comincio a farlo io, che per una volta derogo dall' imperativo di non scrivere utilizzando la prima persona singolare. E premetto che, fosse per me, della Toscana non verrebbe toccata nemmeno una zolla. Provengo da una terra - la Sicilia - nella quale del territorio e del paesaggio s' è fatto scempio pressoché uniforme nel corso dei decenni. Dunque è facile immaginare quale senso quotidiano di privilegio io avverta, per il fatto di vivere nella regione italiana che della sapiente gestione del territorio e del paesaggio ha fatto quasi una religione. Cedendo a un istinto puramente egoisticoea un senso personale dell' estetica dovrei auspicare le più radicali interpretazioni conservative a proposito del paesaggio toscano: e ne ricaverei persino la presunzione di star agendo a beneficio delle generazioni future. Ma proprio da questo punto scatta l' esigenza di riflessività, che si condensa in due interrogativi.
Il primo: il mio gusto estetico e il mio senso dell' armonia nei confronti del paesaggio possono porsi come entità parametriche rispetto agli altri contemporanei e agli altri futuri? Il secondo: non è forse questa tentazione di eternare il buon equilibrio dell' oggi soltanto un' altra ipoteca sui diritti dei posteri? E quanto a questo secondo interrogativo bisogna intendersi. Si può fare un danno irreparabile alle generazioni future consumandone le risorse. Ma si può fare loro un danno altrettanto grande per eccesso di (malintesa) sollecitudine, consegnando a chi verrà un museo vivente e le relative istruzioni per l' uso. E dimenticando che le meraviglie paesaggistiche dell' oggi non sono natura, ma piuttosto il frutto di un intervento dell' uomo. Che in alcuni casi è stato pesante e profondo, e è venuto a sconvolgere equilibri consolidati ma anche a costruirne di migliori. Se penso a ciò, e poi confronto il talento visionario di chi immaginò la Valdorcia attuale con la mia ansia di non smuovere nemmeno una zolla della Toscana perché dalla Valdorcia attuale rimango stregato, finisco col pormi qualche interrogativo in più. Sulla mia capacità di scegliere il bene per me e per le generazioni future, e di farlo col medesimo raziocinio di chi realizzando la Valdorcia attuale stava scegliendo anche per me. Soprattutto, mi torna in mente il rimedio sperimentato da una persona da me conosciuta per scongiurare la morte dei bonsai che con tragica regolarità le venivano regalatia Natale. Bastava spruzzare una mano di lacca e il problema era risolto: la pianta veniva ammazzata dentro il suo splendore. Discutiamo serenamente del paesaggio toscano che verrà, consapevoli di quale patrimonio abbiamo la fortuna di amministrare. Ma per favore, scongiuriamo ogni rischio di laccare la Toscana.
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