ITALIA - Beni Culturali e cantieri: un’agenda per il nuovo ministro Paolo Conti Corriere della Sera, 03/05/2013
Tra gli impegni del nuovo titolare del Miur: il rischio stabilità per i cantieri della Metro C e il restauro del Colosseo
Ogni volta che un ministro per i Beni e le attività culturali si insedia, fatalmente si ritrova sul tavolo un pacco di pro-memoria. Ieri il ministro Massimo Bray ha simbolicamente inaugurato il suo mandato raggiungendo Pompei in treno (viaggio assai movimentato, come testimoniano le cronache). Il che significa che la sua attenzione per il patrimonio italiano rispetta le doverose priorità. Quindi siamo certi che, al più presto, il ministro farà il punto sulla vastissima questione romana. A partire dal Colosseo. Da due punti di vista.
Primo. La stabilità del monumento e i lavori per la Metro C: se ne sta interessando la Corte dei Conti dopo una denuncia di Italia Nostra, di cui parliamo ampiamente oggi sulle nostre pagine. Secondo. Il mega-cantiere finanziato dal famoso intervento di Diego Della Valle ma ancora fermo a causa degli inevitabili ricorsi e contro-ricorsi. Siamo il Paese (e la città) in cui la cultura del sospetto toglie spazio a molti progetti, anche quando (come nel caso del Colosseo) l'accordo Stato-privato prevede esplicitamente che Della Valle non può tecnicamente impossessarsi del logo del Colosseo. Questo genere di approccio, in una stagione in cui non esistono i fondi, approda a una sola conclusione: meglio che il Colosseo si degradi ancora piuttosto che sia un privato a sostenere le spese del restauro e del ripristino.
Dunque, il primo punto nell'agenda romana di Bray dovrà essere proprio il vecchio Colosseo. Secondo punto. Converrà al ministro, magari quando sarà insediato il nuovo sindaco (o confermato l'attuale) arrivare a un chiarimento di fondo con l'amministrazione capitolina. Troppo numerosi, recentemente, gli attriti tra Comune e Stato. Un esempio tra i mille possibili, la polemica sul famoso palco elevato per la manifestazione pro-Marò. Liti del genere rappresentano un'offesa a tutti i cittadini, che hanno il diritto di vedere la stessa mano pubblica (locale o nazionale) lavorare in piena concordia. Terzo punto. Il ministro farebbe bene ad attivare l'alta sorveglianza, da parte della soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici di Roma su Villa Borghese. Il meraviglioso parco è stato di nuovo concesso in uso gratuitamente a una società privata che organizzerà l'81° edizione del Concorso ippico. Negli anni scorsi (l'archivio fotografico del Corriere della Sera è a disposizione, ma basta chiedere agli Amici di Villa Borghese) la villa ha subìto danni notevoli. Per due mesi i viali sono strapieni di mezzi pesanti e auto che scorrazzano tra bambini e passanti.
Un controllo da parte della mano statale sarebbe a dir poco doveroso. La lista potrebbe continuare, ma c'è un'ultima questione che è in realtà la prima. Il discusso bilancio di Sandro Bondi come ministro per i Beni Culturali contempla però un merito assolutamente indiscusso: il vasto vincolo su ciò che resta dell'Agro Romano, al centro di mille appetiti edilizi. Siamo certi che il ministro Bray confermerà quella scelta, che tanto fece infuriare l'attuale amministrazione capitolina e la precedente presidenza della Regione Lazio. Massimo Bray sa certamente che un bene paesaggistico consegnato ai nostri figli è un patrimonio irripetibile che resta. Una devastazione rimane una devastazione. Purtroppo incancellabile.
Paolo Conti 3 maggio 2013 | 8:18
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