Palazzo del cinema, nove progetti in gara Sergio Frigo Il Gazzettino 18/3/2005
Venezia. Di ritorno della "tour" mondiale di presentazione della Biennale (da Madrid a Berlino, da Londra a New York), a un anno esatto dal suo insediamento alla presidenza dell'istituzione culturale veneziana, Davide Croff si è trovato sulla scrivania i nove elaborati che parteciperanno alla fase finale della selezione del progetto per il nuovo palazzo del cinema al Lido. C'è stata una sola defezione (ancora anonima, visto che le buste sono ancora chiuse) dal grappo dei dieci grandi studi internazionali scremati nei mesi scorsi dalle prime 70 candidature: gli italiani Stefano Boeri, Francesco Cellini, Alfonso Femia e Massimiliano Fuksas, gli spagnoli Mbn e Rafael Moneo, i tedeschi Bolles & Wilson Gmbh & Co.Kg, l'americano Eisenmann, l'austriaco Klaus Kada, l'olandese Koen Van Velsen. Fra di essi entro fine maggio - dopo la selezione della giuria del concorso, presieduta da Croff e composta da rappresentanti del Ministero e della Soprintendenza, architetti e docenti universitari, oltre al direttore della mostra del cinema Marco Mueller - verrà scelto lo studio a cui spetterà mettere a punto la progettazione definitiva delle nuove strutture del Lido Su questa base, come dall'atto di indirizzo approvato dalla giunta comunale, sarà avviato l'iter della variante per dare piena esecutività al progetto. «É la nostra risposta - dice Davide Croff - alle critiche venute nei giorni scorsi da Carlo Verdone (poi ritrattate) e dal produttore Aurelio De Laurentiis sul mancato rinnovamento della Mostra del cinema». Ma intanto Roma sta attivando, per il 2006 all'Auditorium, un grande progetto cinematografico internazionale (con investimenti da 6 milioni di euro) che potrebbe darvi qualche fastidio soprattutto sul versante della produzione italiana... «Su questa iniziativa ho solo delle informazioni generiche, In linea di principio io non sono contrario alla concorrenza, che può stimolare a fare meglio. Credo però che in una situazione come l'attuale, di risorse economiche molto scarse, sia preferibile potenziare le iniziative già esistenti, piuttosto che disperdere i finanziamenti promuovendone di nuove. Con tutto questo, mi pare di capire che non si tratterebbe di un evento in competizione con la Mostra. Se parliamo di promozione del cinema italiano, infatti, Venezia l'ha sempre avuto molto a cuore, ma inserito nel contesto delle produzioni internazionali: il nostro è uno sguardo più ampio, che non penalizza l'industria nazionale, ma neanche si autolimita ad essa». Torniamo alle nuove strutture al Lido: con quali obiettivi vengono realizzate? «Si dovrà trattare di un intervento architettonicamente significativo, che non si limiterà a realizzare un nuovo palazzo del cinema, ma valorizzerà l'intera area, a partire da una rivisitazione delle strutture esistenti, come il vecchio Palazzo, il Casinò, il Pala Galileo. Non dovrà essere una cattedrale nel deserto, aperta dieci giorni all'anno, ma dovrà ospitare iniziative anche di vario tipo con una certa continuità. E poi dovrà essere coerente con le esigenze di chi al Lido ci vive e ci lavora, realizzando anche un indotto economico compatibile. Su questo abbiamo in corso un confronto estremamente fruttuoso anche con la Municipalità del Lido». E i finanziamenti per la realizzazione dell'opera? «É chiaro che per un'iniziativa di questa entità si dovrà mettere insieme l'impegno di varie componenti: la città, lo Stato, ma anche i privati, che bisognerà cercare di coinvolgere fattivamente». Ma qualche intervento migliorativo si potrà attivare anche per questo settembre? «La macchina artistica è in piena attività, e domani (oggi, ndr) ho già un incontro con Muller, di ritorno da un giro di ricognizione in vari paesi del mondo. Per quanto riguarda la macchina organizzativa, non dimentichiamo i piccoli disagi che hanno caratterizzato la scorsa edizione, e si stiamo comportando di conseguenza per rimuoverli in partenza». Che ne è, invece, dell'altra grande scommessa strategica della sua presidenza, la sede generale della Biennale? «Trattandosi di un progetto ambizioso, ha bisogno dei suoi tempi di maturazione. I contatti con le Poste sono infatti in pieno svolgimento. La sede per noi ha due valenze: primo, mettere in condizioni di lavorare insieme, e quindi meglio, tutti i collaboratori della Biennale oggi sparsi in vari uffici; secondo, costituire un luogo di presenza dell'istituzione nella città, che funga anche da momento di aggregazione, con attività permanenti e una presenza costante nel territorio». Un anno di presidenza: in quale ambito ha potuto ottenere i risultati migliori, e quali sono invece gli ostacoli ancora insuperati? «La Biennale ha dimostrato una grande capacità progettuale, con la capacità di riconsiderare se stessa e il proprio ruolo e di darsi nuovi obiettivi, affidandosi alle sue grandi risorse interne. Il problema irrisolto sono invece le risorse economiche, sempre più insufficienti. Quelle pubbliche sono sempre meno, mentre per quelle private devono maturare alcune condizioni generali (come la defiscalìzzazione, ad esempio) ma soprattutto si deve sviluppare una certa mentalità, che io definisco "responsabilità sociale d'impresa". Ma qui c'è ancora della strada da fare. Per quanto riguarda Venezia, la città a volte sembra far fatica a capire cos'è la Biennale: il messaggio che vorrei lanciare, dunque, è che la Biennale nasce sì internazionale, ma non è affatto contro, o indifferente, a Venezia. Anzi, il suo successo dipende soprattutto da come la città decide di sostenerla».
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