I sindaci scendono dal Ponte - In decine protestano sui binari siciliani e jonici. Lunardi: opera fondamentale per il paese A. MAS. il manifesto - 12 Marzo 2005
La prima pietra non è ancora stata posta, il primo pilone è ben lungi dal proiettare la sua ombra su questa o su quella parte dello Stretto, ma attorno al Ponte si accende lo scontro. A dare fuoco alla miccia le tante associazioni e movimenti che hanno convocato per oggi una manifestazione sulle due sponde, le decine di sindaci che ieri hanno manifestato sui binari «unici» della Palermo-Messina e della linea jonica, e Legambiente che ha avviato una campagna contro la «tassa sulle ferrovie» che altrimenti usata potrebbe riaggiustare le disastrate linee meridionali. Manifestazioni si sono svolte ieri in numerose stazioni italiane, da Bologna e Verona, i due terminali del binario unico che passa per Crevalcore, teatro dell'incidente ferroviario che lo scorso 7 gennaio ha provocato 17 morti, a Rometta marea in Sicilia, dove nel luglio 2002 un altro incidente causò la morte di otto persone e ieri sono scesi in piazza 38 sindaci di paesi della fascia costiera siciliana per chiedere il raddoppio della linea Palermo-Messina. A Roccella Jonica un gruppo di militanti di Legambiente e del Wwf insieme agli studenti delle scuole superiori hanno occupato il binario unico della ferrovia. Con loro alcuni sindaci della locride, il deputato dei Ds Giuseppe Bova e rappresentanti dei sindacati confederali.
La risposta del ministro dei Trasporti Pietro Lunardi non si è fatta attendere. Nonostante due inchieste giudiziarie con relativi arresti «eccellenti» ancora prima che fosse speso un euro e senza affrontare la questione dei collegamenti su rotaia, quasi inesistenti nelle due regioni, il ministro è partito all'attacco. Il Ponte «è un'opera fondamentale per l'Europa stessa prima ancora che per il nostro paese», ha detto Lunardi. E questo perché se le cose rimangono così come sono oggi «la Sicilia continuerà a essere spaccata dal resto dell'Europa. Poi ha spiegato come si tratti di «un'opera del Master plan europeo, parte integrante del corridoio 1 Berlino-Palermo, il primo dei corridoi europei, per il collegamento dei mercati del Nordeuropa con quelli del Nordafrica». Inoltre, «il Ponte darà continuità fra l'asse autostradale Palermo-Messina, che abbiamo già realizzato, e la Salerno-Reggio Calabria, il cui ampliamento e ammodernamento sarà pronto nel 2008-2009». Per cui «chi non vuole il Ponte è il primo a cavalcare polemiche e proteste quando maltempo e calamità naturali spaccano in due il Mezzogiorno, facendo finta di dimenticarsi che proprio senza il Ponte avremmo due moderne autostrade non collegate».
Ma la visione edulcorata del ministro non coincide con quella di ambientalisti, comitati e associazioni che hanno promosso una due giorni di mobilitazione con un cartello di adesioni quanto mai ampio. Anche perché è sotto gli occhi di tutti lo stato in cui versano le due «moderne autostrade non collegate», e l'improbabilità che con questi ritmi i lavori sulla Salerno-Reggio possano completarsi nel giro di pochi anni. Anche l'atteggiamento dell'opinione pubblica locale nei confronti del Ponte sembra essere mutato rispetto ai tempi in cui la lotta contro la realizzazione era appannaggio degli ambientalisti e di alcuni gruppi militanti, che già negli anni scorsi avevano promosso diverse manifestazioni e campeggi estivi annuali sull'una come sull'altra sponda.
Già lo scorso 8 dicembre erano scese in piazza a Messina più di diecimila persone per dire no al Ponte, un fatto storico per la città siciliana. E alle manifestazioni di domani, nella mattinata a Reggio Calabria e nel pomeriggio a Messina, hanno aderito un vasto cartello di forze, dalla Cgil alla Fiom, agli ambientalisti di Legambiente, Wwf e Italia nostra, ad associazioni come Arci e Caritas, e poi ancora Coldiretti e Cia, il centro sociale Cartella di Reggio Calabria e il Messina social forum. Insomma un po' di tutto, dopo le ultime inchieste, rispettivamente l'11 e il 28 febbraio, sulle infiltrazioni mafiose negli appalti e addirittura sulla futura gestione dei pedaggi, e le minacce della scorsa estate al sindaco di Villa san Giovanni Rocco Cassone della Margherita, che per questo si dimise salvo poi ritornare sui suoi passi una volta ricevuta la solidarietà dell'intero centrosinistra.
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