Tutti i segreti di Palazzo Roccella Donatella Trotta Il Mattino 12/03/2005
Tradizione e innovazione. Passato e futuro. La memoria di una storia lunga, complessa e tormentata e l’attualità di un edificio - Palazzo Roccella, quasi seimila metri quadri di superficie utile nel cuore della zona più elegante della città, per decenni inutilizzati e ora destinati ad essere il Pan, Palazzo delle arti di Napoli - che ha finalmente svelato la bellezza ritrovata suoi interni, sottratti al degrado e alla distruzione da un paziente, lungo e problematico lavoro di restauro. A illustrarlo alla stampa a lavori ultimati - ieri mattina, con una visita guidata nell’edificio culminata in un festoso brindisi -, il vicesindaco Rocco Papa con alcuni esponenti dello staff tecnico protagonista dell’impresa, a dir poco avventurosa: l’ingegnere Gaetano Giacchetti, direttore dei lavori, l’architetto Giuseppe Pulli, responsabile del procedimento, il professor Ermanno Guida dello Studio Guida, curatore del progetto di rifunzionalizzazione e allestimento degli interni, arredati con oggetti di raffinato e sobrio design e illuminati ad arte. Tra le presenze annunciate ma impossibilitate a intervenire, anche l’assessore alla Cultura del Comune, Rachele Furfaro. «Palazzo Roccella è un’opera d’arte in sé, un edificio-simbolo di Napoli, il paradigma della storia di questa città fatta di luci e ombre: come la pagina nera delle speculazioni edilizie degli anni ’60, giunte a minacciare la distruzione del palazzo, impedita dalla mobilitazione della ”meglio gioventù” della Napoli di quel tempo, che oggi si riappropria così di un suo gioiello», dice soddisfatto Rocco Papa mostrando piano per piano, sala per sala, dai terrazzi fino al giardino i risultati del restauro, capace di miscelare con sapienza conservativa e mai invasiva antichi basoli in pietra lavica vesuviana e marmi chiari, il piperno consumato dai segni del tempo del grande scalone centrale e la sofisticata tecnologia del placcaggio integrale della struttura muraria con fibre di carbonio e resine epossidiche: quasi un’invisibile e avveniristica fasciatura di protezione e contenimento statico, ignifugo e antisismico, del palazzo (soluzione di adeguamento proposta dall’ingegnere strutturista Renato Sparacio). I costi degli interventi? Oltre 20 milioni di euro tra espropri e lavori, pari a 3.700 euro a metro quadro, dei quali 8 milioni di euro finanziati dalla Regione Campania, 12 dal Comune di Napoli che decise di acquisire il palazzo abbandonato per il fallimento Ottieri nel 1976, riuscendo però a espropriarlo dopo vari contenziosi solo nel 1984, per destinarlo a sede di attività culturali. «Da quando, quattro anni fa, me ne sono fatto carico, Palazzo Roccella è la prima delle tre opere incompiute del Comune ad andare in porto», continua Papa, che assicura: «entro l’anno saranno ultimate le altre due, il teatro San Ferdinando e il Museo di Totò». E il 26 marzo, il Pan sarà infine inaugurato. Non è stato facile, spiegano i tecnici, arrivare alla meta: dal 1667, quando il duca Giuseppe Carafa di Bruzzano acquisì quella che era una dimora di campagna, per molti secoli l’edificio ha subìto numerose mutazioni, variazioni d’uso, ampliamenti in verticale e in orizzontale avviati, sin dal XVIII secolo, da Ippolita Cantelmo Stuart, principessa di Roccella
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