Belpaese da rifare Famiglia Cristiana 13/3/2005
Sparano a zero contro la politica dei condoni attuata dal Governo; producono rapporti sull'Italia "spaesata", allertando sul degrado in cui versa il paesaggio; chiedono l'introduzione delle certificazioni di qualità ambientale delle strutture ricettive; denunciano l'assenza di una cabina di regia nazionale che coordini l'ordine sparso con cui marciano le politiche turistiche del nostro Paese; non temono l'impopolarità nel dichiarare che gli albergatori italiani a parità di servizi hanno di gran lunga i prezzi più alti d'Europa; e intanto stilano un "Libro bianco" sulla soste-nibilità dell'impresa turistica. Ma chi sono? Legambiente, il Wwf, qualche "Sole che ride" o una delle innumerevoli associazioni "verdi"? Nien-t'affatto: è il Touring Club Italiano. "Movimentista", di protesta, ma anche di "proposta" e di ricerca. Un Touring dal volto nuovo? «Macché, vada a rileggersi lo statuto della nostra associazione: sa cosa scrivevano i padri del Tci nel 1894 all'articolo 1 ? "Il Tci ha come scopo lo sviluppo del turismo, inteso anche quale mezzo di conoscenza di Paesi e culture, e di reciproca comprensione e rispetto tra i popoli. In particolare il Tci intende collaborare alla tutela e all'educazione di un corretto godimento del patrimonio italiano di storia, d'arte e di natura". Non siamo i soli depositali del verbo ambientalista, ma siamo felici che molti, oggi, la pensino come noi». L'orgoglio di "essere Touring" sta già nelle prime battute del suo presidente Roberto Ruozi, docente di Economia, già rettore della Bocconi, che guida da quattro anni una delle più grandi associazioni italiane, con i suoi 463.000 aderenti, con agenzie di viaggi, librerie, attività editoriali che producono un fatturato annuo di quasi 90 milioni di euro. Pressione morale, non politica «Vorremmo mettere il peso di questa imponente massa critica facendo pressione morale, e non politica, a difesa del nostro paesaggio», precisa Ruozi. Ma quali sono le battaglie del Touring? L'ultima è quella contro il recente condono edilizio, politica «deleteria che ammette il fallimento dell'azione preventiva», osserva Ruozi. «Il principio dev'essere uno: se si costruisce rovinando l'ambiente, si deve abbattere, non condonare. Ciò che estingue il reato è la pena». Rincara la dose Cristina Sassoon, responsabile della Direzione studi e ricerche del Tci: «La recente legge delega ambientale apre in modo scandaloso a condoni e speculazioni edilizie. È clamorosa l'incoerenza legislativa tra il rigoroso Codice Urbani e il permissivo condono ambientale introdotto dalle "misure di diretta applicazione" di questa legge delega. Con rara miopia i nostri Governi usano i condoni per fare un po' di finanza distruggendo l'ambiente: alla fine avremo perso molto di più di qualche milione di euro racimolato dalle depenalizzazioni». La parola d'ordine del Touring è, invece, "turismo sostenibile". «Sono stato poche settimane fa in Egitto», spiega Ruozi: «È evidente che questo Paese non può più sopportare il numero enorme di visitatori attuali. Così facendo, i suoi monumenti non dureranno ancora trent'anni. Il problema è: ci mangiamo subito l'Egitto, o, programmando i flussi, lo conserviamo per i nostri figli? Lo stesso ragionamento vale per qualsiasi località turistica, anche in Italia». «Turismo sostenibile è un modo di sviluppare l'economia facendo i conti con la società e l'ambiente», spiega Sassoon: «È chiaro che ciò ha un costo, ma alla fine l'etica si rivela essere anche un buon business, perché ti trovi a non aver eroso il capitale immateriale che è la fonte primaria di produzione nel turismo, sia esso monumento o paesaggio naturale. Ma sapete perché i tedeschi hanno ridotto drasticamente le loro presenze in Italia? Soprattutto perché abbiamo poca qualità ambientale e le nostre strutture ricettive hanno un pessimo rapporto servizi-prezzi. Guarda caso, la Germania è il Paese europeo col più alto numero di aziende con certificazioni ambientali (Emas e Iso14001). Il tedesco è, cioè, circondato da strutture che trasmettono un messaggio di qualità ambientale, la stessa che cerca all'estero, che sia una pista ciclabile o una spiaggia pulita». A gennaio il Tci ha presentato il "Libro bianco" su "Sviluppo sostenibile e competitività del settore turistico", in cui ha offerto ad amministratori e operatori del settore, per la prima volta, una metodologia per valutare i livelli di sostenibilità delle imprese turistiche, sperimentata a Rimini e a Ischia. C'è molto da lavorare visto che solo il 3 per cento delle aziende turistiche italiane è certificato in campo ambientale, ma questa sarà sempre più una scelta strategica. Aumentano Francia e Spagna L'andamento dei flussi turistici indica che l'Italia sta perdendo quote di mercato: le stime vedono nel 2005 la Francia raggiungere gli 81 milioni di arrivi stranieri, la Spagna 60 milioni, e l'Italia ferma a 39. Sul calo di competitività del settore che, ricordiamo, rappresenta in Italia la prima "azienda" per Pil prodotto (11,7 per cento), con 2,4 milioni di occupati, Ruozi non ha dubbi: «L'Italia ha vissuto di rendita fino a quando l'offerta ha trainato la domanda. Ora è cambiato tutto, e non ci siamo adeguati. Ma l'errore più grave sta nel non promuovere più la destinazione "Italia". I cinesi, per esempio, che hanno iniziato adesso a girare il mondo, si e no conoscono l'Europa e sanno che esistono Londra, Parigi e Roma. Ma che ci va a fare la provincia di Matera a Pechino con i suoi dépliant turistici? Quanti soldi stanno buttando Province e Regioni in promozione poco oculata?». Pur non contrario all'attribuzione delle deleghe sul turismo dallo Stato alle Regioni, avvenuta nel 2001, per Ruozi il "peccato originale" sta nella mancanza di un soggetto istituzionale unico per il turismo: «Chiamatelo come volete: ministero, agenzia; ma ci dev'essere a livello centrale una cabina di regia. È un errore madornale che 20 attori regionali entrino in competizione tra loro senza un coordinatore. La verità è che l'"azienda turismo" in Italia non ha forza contrattuale. Non ha voce». Almeno il Touring, la sua, la fa sentire.
|