Archeologia. Come sparisce una città GIUSEPPE M. DELLA FINA La Repubblica , 7 marzo 2004
Cavallino (Lecce) La storia di un insediamento della prima Italia viene presentata nell'interessante esposizione «Cavallino. Pietre, case e città della Messapia arcaica» allestita nel Convento dei Domenicani a Cavallino, non lontano da Lecce, e curata da Francesco D'Andria (sino al 13 marzo). La documentazione archeologica, recuperata in campagne di scavo iniziate nel 1964, illustra lo sviluppo dell'importante abitato dei Messapi, una delle popolazioni della Puglia prima dell'unificazione operata da Roma. Gli inizi dell'abitato risalgono all'età del Ferro, anche se la frequentazione della zona è ancora più antica (XVI-XV secolo a.C). È comunque con l'VIII secolo a.C. che l'insediamento fece un salto di qualità: gli archeologi lo descrivono come un villaggio con nuclei di capanne sistemate nell'area centrale e settentrionale del rilievo scelto per l'insediamento. Una capanna presenta una pianta ovoidale e una lunghezza di una decina di metri; al suo interno sono stati rinvenuti vasi di produzione locale, ma anche ceramiche importate da Corinto. Il quadro mutò in profondità intorno alla metà del VI secolo a.C: venne costruita una cinta muraria lunga tre chilometri e in grado di racchiudere un'areadi69 ettari, all’interno della quale vennero costruite abitazioni, magazzini, lavoratori, edifici di culto, strade con marciapiedi, canali pei l'acqua piovana. Il livello culturale della popolazione doveva essere elevato: lo suggerisce la presenza diffusa della scrittura. Ma l'equilibrio sì spezzò nella prima metà del V secolo a.C. 1 motivi non sono noti, ma, nel quadro di un riassetto profondo del sistema degli abitati arcaici della Messapia, le mura vennero abbattute, le cisterne riempite da detriti, le strade trascurate, le abitazioni abbandonate e, in alcuni esempi, incendiate. Il periodo d'oro di Cavallino si era concluso.
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