MILANO - Borletti Buitoni, dal Fai a scelta civica: «In famiglia dicono che sono pazza». ANNACHIARA SACCHI CORRIERE DELLA SERA 15 gennaio 2013
Sviluppo «È vero, le risorse scarseggiano. Ma si possono trovare forme per rendere la cultura volano di sviluppo»
Capolista alla Camera nella circoscrizione Lombardia i con la lista «Scelta civica con Monti per 'Italia». Senza paura. Senza tentennamenti Tanto da lasciare il Fondo ambiente italiano per evitare polemiche su possibili conflitti di interesse (e non senza qualche mal di pancia interno, a partire dalle dimissioni di Salvatore Settis dal Fai). Ilaria Borletti Buitoni sorride: «Gareggio nello stesso collegio con i capilista Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani Sono donna e mi occupo di cultura. Bella sfida per me e il presidente Monti». Spaventata? «No, altrimenti non avrei deciso di salire in politica — mi piace questa definizione — e di lasciare, a malincuore, la presidenza del Fai». Come ha fatto il presidente Monti a convincerla? «Gli ho detto con chiarezza che avrei accettato la candidatura a condizione che il nuovo movimento rappresentasse una vera spinta per la cultura, il paesaggio e il Terzo settore. Mi ha dato la sua parola». Vuole rendere Monti più verde? «Voglio renderlo consapevole del fatto che lo sviluppo in Italia non può prescindere dal patrimonio culturale, architettonico, paesaggistico. La sua tutela deve essere al centro dell'attività politica, come del resto dice l'articolo 9 della Costituzione». Anche in un periodo di crisi come questo? «La cultura, unico settore in crescita in Italia, è una delle grandi risorse del Paese: da qui dobbiamo ripartire». E come se non ci sono soldi? «È vero, le risorse scarseggiano, ma si possono studiare forme alternative che permettano alla cultura di essere davvero un volano di sviluppo». In concreto? «Rivedere la fiscalità delle donazioni ai beni e alle attività culturali. E uno dei primi interventi che mi piacerebbe attuare». Altre idee? «Regolare il consumo del suolo, stabilire norme per l'ingresso dei privati nella gestione del patrimonio artistico, inserire il Terzo settore tra gli interlocutori forti dello Stato. Dobbiamo fare ogni sforzo possibile per dare ossigeno ai nostri beni culturali e paesaggistici: il ministero sta morendo, i sovrintendenti non hanno fondi da anni, le biblioteche pubbliche chiudono, la musica è in ginocchio, i teatri chiedono aiuto». Qualcuno dirà che le priorità sono altre. Il lavoro, per esempio. «Concordo. Ma vorrei ricordare che la cultura non è un concetto astratto. Proteggere il paesaggio vuol dire occupazione e sviluppo, orgoglio e senso di appartenenza. Vuol dire opporsi alla corruzione e alle mafie». Avete parlato con Monti di un suo eventuale ruolo dl governo? «Pensiamo agli obiettivi a breve: essere eletta e contribuire al successo di questa lista così innovativa». E a casa? I suoi cari cosa le hanno detto? «Sei completamente pazza, ecco cosa mi hanno detto. Soprattutto sapendo quanto io ami il Fai». Eppure... «Eppure a spingermi a questa scelta è stato proprio quell'entusiasmo civile con cui avevo accettato, anni fa, la presidenza del Fai. Magari in futuro me ne pentirò, magari la politica sarà una delusione. Ma per ora non ho alcun dubbio».
|