Trieste. Soprintendenza: 7 progetti su 10 vengono bocciati Gabriella Ziani Il Piccolo - Trieste 12/1/2013
Record di bocciature della Soprintendenza a guida Picchione: ben 7 progetti su 10 vengono respinti. Ma al Tar ha già perso diverse cause. I giudici: «Eccesso di diniego» e «intollerabile arroganza» L'ASSESSORE DAPRETTO: Niente centro culturale all'ex Era in Campo Marzio, negati panchine e stalli per bici. Mancano dialogo e condivisione di indirizzi IL SINDACO COSOLINI: Segnali di opposizione sistematica, sono preoccupato: se il diniego è immotivato crea danni economici pesanti. Serve ragionevolezza Il 70% delle autorizzazioni paesaggistiche per opere di edilizia privata viene rispedito al mittente con un diniego della Soprintendenza ai beni architettonici, che dall'insediamento lo scorso luglio della nuova titolare, l'architetto Maria Giulia Picchione, si segnala in tutta la regione per un rigorismo davvero spinto. Ma spinto anche oltre i limiti poiché in pochi mesi la Soprintendenza ha perso quattro cause al Tar, con annullamento delle sue delibere, in un caso addirittura per "eccesso di diniego" e "intollerabile forma di arroganza dell'azione amministrativa" come hanno detto i giudici nella sentenza. Alla vigilia di Natale la Soprintendenza ha spedito al Comune di Trieste un diniego particolarmente importante. No al progetto realizzato dagli uffici dei Lavori pubblici per il riuso dell'abbandonato edificio dell'ex Meccanografico in riva Traiana, quello andato a male con il fallito progetto Era di un centro per l'arte e la fotografia. «Con poco più di un milione - racconta l'assessore Andrea Dapretto - volevamo realizzare un centro culturale moderno, aperto, giovanile, flessibile a più iniziative anche dedicate a un mondo sperimentale, era un progetto avanzato, davvero un buon lavoro, abbiamo cercato di trasformare la lunga infilata di finestroni, e ci è stato risposto che invece procura rottura della simmetria in facciata e che mal si adatta al contesto urbano. Rottura di simmetria? Anche il barocco la fece, e fu un nuovo stile... Era solo un'operazione di minima, per dare vita a un contenitore vuoto». A proposito di "waterfront" in crisi di identità, e soprattutto di contenitori appunto vuoti. E di riuso dell'esistente: le parole d'ordine del momento. «Il problema - conclude Dapretto - è che mancano dialogo con la città e condivisione sulle linee di indirizzo. Ci sono stati bocciati anche le panchine in città e gli stalli per biciclette. Io cerco di avere un colloquio, ma è sempre quasi impossibile». I ricorsi persi dalla Soprintendenza riguardano varie zone della regione. Uno perché ha rilasciato parere negativo molto tempo dopo una conferenza dei servizi decisoria alla quale peraltro non aveva partecipato. Un altro perché dava diniego a un'opera già autorizzata in precedenza. Un terzo perché imponeva pannelli fotovoltaici "del medesimo colore del tetto e non riflettenti", che il ricorrente (e i giudici amministrativi) hanno detto non esistere sul mercato, e un quarto "per travisamento dei fatti", perché si imponeva una certa posizione di un comignolo, sbagliandone la descrizione. Ogni volta 3000 euro di rimborso spese a carico dell'ente. «La cosa più preoccupante - afferma l'assessore all'Urbanistica Elena Marchigiani - è che un gran numero di pareri negativi vanno in contraddizione con la pianificazione vigente (Piano regolatore, Piano del centro storico, Piano del colore). Noi controdeduciamo, ma intanto i lavori restano fermi. E una gran parte di pareri positivi contiene talmente tante prescrizioni che di fatto l'opera diventa impossibile da realizzare. Grave è che non ci sia una certezza di criteri, e in questo contesto di tremenda crisi economica un atteggiamento poco chiaro e iperconservativo impedisce di crescere culturalmente insieme e di dare risposte alla città. Riuso, riqualificazione urbana? Ma come? Noi comunque in questo dialogo speriamo». Ieri l'architetto Maria Giulia Picchione non era in alcun modo raggiungibile per una riflessione su questi dati di fatto, mentre la questione è direttamente anche all'attenzione del sindaco Roberto Cosolini: «Sono molto preoccupato di fronte a questa serie di segnali di bocciatura sistematica, spesso non motivata. E’ logico che siamo disponibili al dialogo, ma serve una ragionevolezza nell'applicazione dei vincoli. Se c'è un errore architettonico o paesaggistico, il "no" è doveroso, ma quando è immotivato crea un danno economico pesante». Nei giorni scorsi il Comune ha presentato in Soprintendenza il Regolamento per il famoso "piano dei déhor". Sperando molto in un confronto, temendo molto un diniego.
Impossibile anche sistemare i wc chimici La prima delusione arrivò subito, con un indiscutibile "no" ai bagni chimici da sistemare in qualche discreto angolo del centro città per arginare eventuali importune necessità dei festaioli nottambuli del weekend. Per il Comune, una bella pensata igienizzante. Con una ditta disposta a portare le "gabbie" mobili il sabato e a riportarle via il lunedì. Ma per la Soprintendenza retta da Maria Giulia Picchione quasi un obbrobrio. In concomitanza, un altro no a sistemare una batteria di panchine in prossimità di musei o in altri luoghi dove specialmente i turisti avrebbero trovato una buona occasione per sostare sempre nel centro di Trieste. Approvato invece il disegno di un angolo arredato sotto il Museo Revoltella, anche qui con possibilità di seduta. Ma il progettino non si è ancora realizzato in concreto.
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