CODICE URBANI: Beni culturali vera risorsa per il turismo Marina Silvestri 01/03/2005 Italia Oggi
«Negli ultimi tre anni e mezzo il governo ha lavorato a ridisegnare lo scenario dei beni culturali; nonostante le ristrettezze di bilancio, ora l'Italia deve investire in cultura».
Per il ministro per i beni e le attività culturali, Giuliano Urbani, la cultura deve essere il principale investimento per il paese.
Nonostante i tagli al settore, il ministro si dice ottimista, perché anche se sono diminuite le risorse finanziarie, sono stati invece creati strumenti legislativi capaci di attivare i privati e orientare l'offerta culturale.
Intervenendo all'apertura dell'anno accademico 2004-2005 dell'università degli studi di Trieste, Urbani ha sottolineato l'importanza del codice per i beni culturali e paesaggistici, che introduce innovazioni strutturali che potenziano il ruolo degli enti locali, permette di fare rete fra i diversi livelli di governo e apre ai privati la gestione delle fondazioni a cui è affidata la valorizzazione di musei, siti archeologici, mostre e spettacoli; inoltre, del decreto legge dello scorso gennaio che prevede l'innalzamento dal 3 al 5% della quota destinata ai beni culturali dagli investimenti infrastrutturali collegati alla legge obiettivo a disposizione di ARCUS società per lo sviluppo di arte cultura e spettacolo .
Il ministro ha annunciato, per questa settimana, la prima riunione di un gruppo di ricerca coordinato dall'università La Sapienza di Roma e dalla Bocconi di Milano per la redazione di un libro bianco sulle potenzialità dell'offerta culturale dell'Italia , da consegnare al parlamento e al capo dello stato.
«Nella globalizzazione contano i marchi paese», ha sottolineato il ministro Urbani, «l'offerta culturale caratterizza anche la cultura che sottende l'intero stile di produzione, il brand Italia, il lavoro degli italiani».
Ma oltre all'export e a tutto ciò che va sotto la voce made in Italy, si dovrà in primo luogo calamitare il turismo, che ha privilegiato troppo la valorizzazione di spiagge, montagne e bellezze naturali.
«Il turismo italiano», ha detto Urbani, «genera il 12% del prodotto interno lordo, in una situazione di sottoutilizzo. Basti pensare che alcune regioni, dove il clima è ottimale, hanno una stagione di soli 50 giorni l'anno. È una percentuale che si può raddoppiare attraverso un'offerta combinata turistico-culturale. Nessun altro settore produttivo può fare un salto di tale grandezza e promuovere assorbimento del lavoro. È l'unico comparto che prospetta una moltiplicazione delle risorse».
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